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Freni a bacchetta

di | in: Editoriali

bici

[ Da “Storie di biciclette” / Alfabeto del ciclorestauratore / di Franco Pirzio ]



di PGC


Strano alla mia età, non aver mai posseduto biciclette coi freni a bacchetta, di quelle che Pirzio racconta nei suoi poetici restauri. Non ho storie da raccontare. Però, dopo che Franco mi ci ha fatto pensare, me le ricordo bene. Pezzo per pezzo, specie quei loro primordiali freni a bacchetta. Quanto mi affascinavano, mentre mi toccava pulirli.

Ce l’aveva nonno Domè una splendida “Bianchi” nera da donna, senza retina para-gonna ovvio. Nonno Domè non era alto (nell’unica foto della mia Prima Comunione siamo quasi alti uguale…) e zoppicava, gli sarebbe tornata scomoda la canna. In bicicletta ci andava anche poco, Ragnola – Porto d’Ascoli – Ragnola, pianura pianura. Ma come la teneva e come ne era geloso! E mi ricordo che aveva la manìa dei freni (a bacchetta, c’erano solo quelli), per lui più importanti dei pedali, delle ruote, del manubrio, della sella, di tutto. Quindi la loro manutenzione era maniacale. Spesso la sera, nel fresco della cantina, dopo i rituali intorno al vino e alla fila delle botti di legno scuro, dopo la messa in ordine degli attrezzi primari di campagna zappa-vanga-rastrello, attaccava con la bicicletta. Solo che la manodopera ero io, il primo nipote maschio (che “onore”, gli altri stavano a 400 km…).

Disponevo di 4 – 5 tipi di stracci e pezzuole di vario tipo (dovevano ancora inventarla la pelle di daino), di una bottiglietta di benzina col tappo di sughero e di un oliatore a pressione sicuramente anteguerra (la prima). Niente attrezzi (salvo una buffa spazzolina che usavo di nascosto), neanche un giravite, ero bambino. Nonno Domè – di me si fidava – mi mollava proprio la pulizia e il controllo dei freni, dalle sottili leve sul manubrio, alle bacchette di lunghezza e foggia diversa, agli snodi, ai cavallotti cromati, ai pistoncini, ai bilancini, fino ai pattini di gomma dura. Ma io ero contento. Affascinava anche me quella trasmissione istantanea di forza dalle dita delle mani alle ruote, sicura brusca e senza errori, possibilmente senza giochi. La “U” cromata che scorreva su e giù richiamata dalla molla coassiale sul manubrio e i pattini di gomma nera che non lasciavano scampo: il cerchio-ruota che a comando si bloccava all’istante. Mi divertiva, a ruota posteriore sollevata da terra, dare dei potenti colpi di pedale e poi ZAC, il colpo di freno: raggi subito immobili e luccicanti, una magia, mentre la bici faceva un balzo in avanti (così a 6 anni ho imparato cos’è il momento d’inerzia). Anzi, quando nonno non c’era e venivano gli amichetti, facevamo questo gioco (d’azzardo): vinceva chi al comando Stop faceva capitare la valvola di gonfiaggio più vicino al freno. La roulette fu inventata dopo…  

Mai meno di un’ora, la completa pulizia dei freni: infilare con pazienza stracci e straccetti tra il telaio e le bacchette, farli scorrere con energica delicatezza, alitare sulle parti cromate, oliare con cura i punti d’attrito e le molle ma usando pochissimo olio, che quello poi attira la polvere… Mi ricordo quel profumo d’olio mischiato alla benzina, le mani nere… Di mia iniziativa alitavo pure sul campanello, sul manubrio ad angolo retto, sul fanale e sui cerchi: sfregandoli con la pezzuola di lana tornavano come nuovi, talmente splendenti che lampeggiavano d’azzurro-viola. Giuro. Che soddisfazione. Pure nonno Domè. Allora dalla botticella mi versava (furtivamente) mezzo bicchierino di vino cotto. Bevevamo insieme, mi sentivo grande. Poi, una pensosa occhiata all’orologio da taschino da ferroviere con catena d’argento: mo’ jemece vie’, sempre così diceva.

Mai fatto un giro sulla “Bianchi” di nonno Domè. Non che mi fosse proibito, ma mi avevano regalato una biciclettina rossa tipo sportivo (forse “Vicini”), con moderni ma stupidi freni a cavo. A quel tempo non capivo, pensavo fossero meglio dei freni a bacchetta. Meno male che almeno Pirzio oggi la pensa diversamente. E meno male il suo piccolo affettuoso libro. Sennò questi ricordi erano persi.


2012-06-26 – PGC




26 Giugno 2012 alle 20:41 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |
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