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Conferenza Regionale sulla Sanità

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Almerino Mezzolani

27 apr 2013
CONFERENZA REGIONALE SULLA SANITÀ, MEZZOLANI: “RIFORMA NECESSARIA PER GARANTIRE I SERVIZI”.

“La riforma sociosanitaria, per venire compresa, non può che essere vista alla luce dei mutamenti sociali in atto nel nostro Paese”. Lo ha detto l’assessore regionale alla Salute, Almerino Mezzolani, in apertura dei lavori della Conferenza regionale. “Una riforma imposta dai cambiamenti dei bisogni, dovuti alla trasformazioni avvenute. Occorre mantenere il sistema sul piano finanziario o rischiamo di scivolare verso forme che potrebbero determinare iniquità maggiori rispetto a quelle odierne. Alle vecchie povertà ne stanno subentrando delle nuove: un milione di famiglie non ricorre a cure mediche che in altre situazioni sarebbero indifferibili. Dobbiamo confrontarci con questo quadro di riferimento e agire di conseguenze. Posizioni e rendite del passato non sono più giustificabili. È il momento di mettersi in discussione, oltre che avanzare rivendicazioni”. Il percorso costruito in questi anni non è più sufficiente, ha continuato Mezzolani. “Abbiamo combattuto gli sprechi, abbiamo snellito l’organizzazione burocratica e amministrativa per ridistribuire le risorse ai servizi per i cittadini. A chi oggi chiede un ritorno alla personalità giuridica dell’Area Vasta, diciamo no, perché sarebbe un ritorno a una forma di autonomia che ha affossato il sistema del passato. Occorre delineare un modello nuovo che sappia contrastare e contenere gli effetti dei tagli lineari nazionali che hanno raggiunto un impatto al limite della sostenibilità economica e sociale. Un modello in grado anche di dare risposte ai nuovi bisogni dei cittadini, oggi espressi da un incremento delle patologie croniche, rispetto a quelle acute, proprio dovuto all’invecchiamento della popolazione”. “Rivendichiamo con forza la coerenza del percorso intrapreso con il nuovo Piano sociosanitario. Da quel piano Piano discendo quelli di Area vasta discusi e condivisi con il territorio. Oggi diversi sindaci reclamano un mancato rispetto degli impegni, senza però considerare che a luglio è arrivata la spending review, con tagli triplicati rispetto alla previsione. Per affrontare questa situazione è stata necessaria un rimodulazione della proposta tecnica, in grado di riorientare i tagli in proposte organizzative. Abbiamo ascoltato i territori, apportando le modifiche che hanno riguardato la distribuzione dei posti letto e i punti di primo intervento, senza sconvolgere li quadro di riferimento”. Se alcuni possono sfuggire alle proprie responsabilità, “a non noi non è concesso – ha concluso Mezzolani – Sappiamo che la riforma è necessaria per continuare a garantire l’universalità del nostro servizio sociosanitario”.

CONFERENZA REGIONALE SULLA SANITÀ, CICCARELLI ILLUSTRA LE PROPOSTE CONDIVISE CON IL TERRITORIO.

Rete territoriale del soccorso, rete ospedaliera, riorganizzazione dei piccoli ospedali, riorganizzazione delle reti cliniche. Sono gli ambiti del processo di riforma del sistema sociosanitario regionale portati al confronto con il territorio e che il direttore dell‘Asur, Piero Ciccarelli ha illustrato nel corso dei lavori della Conferenza regionale. Rispetto alla proposta tecnica dei direttori generali del febbraio scorso, il confronto ha portato a modifiche significative che recepiscono le esigenze del territorio. La principale è che tutte le piccole strutture, trasformate in Case della salute, manterranno il Punto di primo intervento, ridefinito con una modifica della legge 36/98. Era una delle questioni maggiormente avvertite che ha trovato una positiva soluzione rispetto alle sensibilità locali. Una scelta che ha imposto un potenziamento della rete territoriale di soccorso, con una dotazione superiore agli standard nazionali. L’obiettivo è quello di garantire un servizio capillarmente diffuso sul territorio, in grado di assicurare la risposta più appropriata e tempestiva nel luogo ove si verifica l’evento e di trasportare il malato nel posto giusto, nel tempo giusto. Per fare questo si procederà a una ricollocazione dei mezzi, a una revisione della continuità assistenziale con la costituzione di una Centrale operativa unica, alla modifica del rapporto convenzionale dei medici del 118, alla valorizzazione del ruolo professionale degli infermieri. Altro nodo cruciale della riforma è rappresentato dalla riorganizzazione dei posti letto (PL) il cui limite, imposto dal decreto Balduzzi, è pari al 3,7 per 1.000 abitanti. Attualmente nelle Marche, il rapporto è di 3,99 con 6.251 PL. Complessivamente, tenendo conto della mobilità passiva extraregionale (95 PL) e i PL per cure intermedie (195), si arriva a una dotazione regionale di 5.991 PL con un rapporto di 3,82 per mille abitanti, quindi superiore ai limiti nazionali. La distribuzione territoriale ne prevede 3,16 nell’Area Vasta 1 (geograficamente intesa, comprensiva della struttura di Marche Nord) – 4,72 nell’Area Vasta 2 (compreso il presidio ospedaliero di Torrette) -3,84 nell’Area Vasta 3 – 3,05 nell’Area vasta 4 – 3,54 nell’Area Vasta 5. Questa distribuzione avvia un percorso di maggiore equità nella distribuzione dei posti letto ereditata dal passato, fortemente sperequata, con 5,17 per mille nell’Area Vasta 2- 4,13 per l’Area Vasta 3 – 4,07 Area Vasta 5 – 2,92 Area Vasta 1 e 2,60 Area Vasta 4. “È necessario offrire una risposta adeguata ai bisogni attuali di salute, sempre più collegati all’aumento delle patologie cronico-degenerative, alla fragilità e ai nuovi bisogni sanitari – ha detto Ciccarelli – La Casa della salute è il luogo ove si sviluppano le cure primarie e intermedie, dove queste esigenze troveranno risposte adeguate”. Per questo il centro della riorganizzazione è il nuovo ruolo che sono chiamati a svolgere i medici dell’assistenza primaria, medici di famiglia e di continuità assistenziale, pediatri di libera scelta e gli specialisti ambulatoriali. Per quanto riguarda le reti cliniche, Ciccarelli ha detto che la loro riduzione avverrà attraverso la soppressione delle duplicazioni, utilizzando, come criterio, il bacino di utenza e i volumi minimi di efficienza per migliorare qualità e sicurezza delle risposte ai bisogni della salute: “Non dovrà più accadere che una donna, con una patologia seria alla mammella, sia operata in un centro che non garantisca almeno 100 interventi l’anno, quelli che assicurano un miglior risultato clinico e una migliore sicurezza”.

CONFERENZA REGIONALE SULLA SANITÀ, GALASSI: “SERVIZI VICINI AL TERRITORIO”.

“Potenziare il saper fare, ovunque sia”. Questo lo slogan che racchiude il principio di fondo che muove il processo di riforma del sistema sanitario regionale come è stato evidenziato nell’intervento del presidente del Coordinamento dei Direttori generali, Paolo Galassi, questa mattina ad Ancona nel corso della Conferenza regionale sulla sanità. “Rivisitare il Sistema sanitario regionale – ha detto Galassi – non può prescindere dal toccare tutti i punti salienti, prendendo in esame tutte le fonti di spesa secondo i parametri di efficacia, efficienza e qualità. Per questo ci siamo concentrati su tre linee: la rete ospedaliera, dell’emergenza e le reti cliniche”.nSulla rete ospedaliera, l’obiettivo è la riduzione della frammentazione con la riconversione delle piccole strutture per garantire servizi sempre più rispondenti ai bisogni dei cittadini; la soppressione delle unità operative complesse; l’organizzazione per intensità di cura e l’attivazione di strutture per l’assistenza al paziente sub acuto. “Intendiamo creare – ha spiegato Galassi – una sanità più vicina al territorio, di eccellenza e di qualità. Una qualità che passa attraverso il potenziamento della rete dell’emergenza e nell’organizzazione delle reti cliniche, di cui si discute tanto a livello nazionale e che la Regione Marche è riuscita a mettere a punto per discipline, patologie, e linee produttive”. “Riconvertire le strutture ospedaliere di piccole dimensioni – ha affermato Galassi – significa ridurre la frammentazione. Questo processo va di pari passo con la riorganizzazione della rete territoriale di soccorso. In particolare, la nuova dotazione di mezzi di soccorso avanzato (MSA) salirebbe, in rapporto al numero di abitanti e all’ampiezza territoriale (rapporto 32,5 rispetto all’attuale 31,5)”. Galassi ha concluso insistendo sull’organizzazione delle reti cliniche: “Un’innovazione organizzativa che mira a consolidare e migliorare la sicurezza e la qualità delle cure, l’equità di accesso alle cure e la sostenibilità economica delle scelte”.

Conferenza regionale Sanità

L’intervento dell’assessore al Bilancio, Pietro Marcolini 

“La crisi irrompe in maniera drammatica e si concentra nella fruizione dei servizi e in termini di risposte. Le persone in crisi finanziaria desistono dal chiedere servizi sanitari: nel 2012 c’è stata una riduzione delle attività pari a mezzo miliardo di euro, vale a dire in termini di ticket che 3 milioni e 600 mila italiani non si sono curati. La dimensione quindi è sempre più ampia, anche se c’è una scala di osservazione della crisi in termini assoluti e in termini relativi. Le Marche, in gradi di relatività, stanno ancora nel gruppo delle 4-5 regioni che hanno continuato a fornire servizi e a sostenere la drammatica situazione del settore dei servizi socio-assistenziali che è la partita cruciale su cui si gioca la sostenibilità della Sanità. Non si tratta di giustificare la bontà assoluta delle posizioni e di ciò che è stato fatto, ma se colpa c’è stata è stata quella di non aver fatto corrispondere alle intenzioni, le scelte organizzative e di rifunzionalizzazione che abbiamo messo in campo. Le misure di efficientamento negli ultimi tre anni pure hanno contribuito a ridefinire il quadro, ma nello stesso periodo abbiamo subito una decurtazione delle fonti finanziarie al di là dell’esigenza di efficientamento. Tra il 2012 e il 2014 i tagli reali e sul potere d’acquisto sottraggono 32 miliardi di euro alla Sanità su un denominatore di 107 miliardi, un taglio che non può imporre una riorganizzazione del 30% delle spese in tre anni. Nonostante questo, la Sanità delle Marche continua a pagare a 130 giorni, occupa 35 mila persone tra indotto pubblico e privato e costituisce l’8% del PIL regionale. Quindi è innegabile che sia un sistema strategico per la qualità della vita e precondizione di tutti gli altri fattori che incidono sullo sviluppo della comunità. Certo è un sistema “protetto” perché con i lavoratori dipendenti ha garantito stabilità, ma i punto focali sono i costi di stabilità, i livelli essenziali di assistenza , i livelli essenziali di assistenza sociale e quelli delle prestazioni. Ma stiamo al limite della tensione economica e finanziaria. La Regione Marche ha fornito al sistema sanitario in tre tranche 180 milioni, caricandosi l’integrazione del socio assistenziale di 38 milioni all’anno per il buon funzionamento del sistema, consapevole che rappresenta comunque un moltiplicatore di qualità dei servizi. Lontano da tentazioni tecnocratiche e ragionieristiche, va però restituito il senso del messaggio che ha lanciato il Presidente Spacca: condividere le scelte per riorganizzare il sistema . E’ necessario un percorso che limi e migliori le soluzioni tenendo tutti gli interlocutori attorno a un tavolo comune, un lavoro più lento ma sicuramente più efficace. Due dati per tutti: dalla metà del secolo scorso l’aumento di popolazione marchigiana è stato di 200 mila unità, ma se nel 1950 un ottantenne aveva una prospettiva del 12% di arrivare a 90 anni, oggi la prospettiva è del 28% . Solo l’esempio di un ultra 65 enne che costa in un ospedale acuto-specialistico fino a 1400 euro al giorno, ci deve suggerire che non è possibile tenere un sistema diffuso sul territorio rimanendo immobili allo stato di fatto. Occorre ridistribuire gli oneri, parametrare i sacrifici e la riforma su cui poggia la credibilità del sistema porterà sicuramente ad un miglioramento , perché non è più pensabile mantenere un ospedale deserto per 4/5 dell’anno a dispetto di una RSA strutturata ed utile a garantire un servizio permanente. Gli ultimi due governi nazionali hanno tradito il Patto per la Salute togliendo 32 miliardi. Oggi ai numerosi parlamentari presenti in questa assemblea, chiediamo di individuare e portare all’attenzione del nuovo governo un criterio di equilibrio nazionale, che permetta di riconoscere tagli modulati sulla base di costi standardizzabili ,secondo una specie di rating delle prestazioni , tenendo conto che una regione come le Marche ha un dipendente ogni 500 abitanti ed altre di stesse dimensioni un parametro di 1 a 220 abitanti. Basterebbe un rientro del 5% l’anno per mettere in condizioni il sistema di non tracollare. Tutti dobbiamo essere consapevoli , e per primo il Governo, che la Sanità è una precondizione per uno sviluppo armonico della comunità, ma le risorse finanziarie stanno al lumicino e se il sistema non sarà sostenuto finanziariamente a livello nazionale vi è il rischio che tutto il percorso di sacrifici già avviato venga vanificato. “

CONFERENZA REGIONALE SULLA SANITÀ, SPACCA: “CAMBIA LA DOMADA, DEVE CAMBIARE ANCHE L’OFFERTA”.

“Cambia la domanda dei servizi, deve cambiare anche l’offerta, per continuare a garantire ai territori le prestazioni migliori e più adatte alle nuove esigenze”. Alla base della riforma sociosanitaria, promossa dalla Regione, c’è questa necessità, “non più eludibile e che richiede un miglioramento dell’organizzazione del sistema, fondata su tre livelli: alta specializzazione, rete dei presidi territoriale per acuzie, sistema dei presidi sociosanitari”. Lo ha affermato il presidente della Regione, Gian Mario Spacca, in apertura dei lavori della Conferenza regionale che si è svolta all’Auditorium della Fiera della Pesca di Ancona. “A fronte dei mutamenti in atto, occorre rendere più appropriate le modalità di erogazione delle cure e dell’assistenza, perché restare immobili significa aumentare le insicurezze e penalizzare i cittadini – ha rimarcato il presidente – Non ci muoviamo in una logica di tagli, ma di una riorganizzazione che corrisponde al mutato quadro dei bisogni. La riforma parte da qui. Sono emerse richieste nuove legate soprattutto al progressivo invecchiamento della popolazione e all’evoluzione delle tecnologie. Dobbiamo quindi adeguare la risposta, assicurando una maggiore appropriatezza all’offerta attraverso una diversa articolazione del modello territoriale. Immobilismo, inerzia, conservazione delle rendite di posizione vanno a scapito dei servizi che la riforma, al contrario, intende migliorare”. Con la Conferenza regionale, ha sottolineato Spacca, “rendiamo trasparente e partecipato questo processo di riforma, partendo dalla proposta tecnica formulata a febbraio dai nostri direttori e proponendo oggi una sintesi politico-amministrativa che non vuol penalizzare nessuno, ma aiutare tutto il sistema a migliorare. La riorganizzazione dei piccoli presidi ospedalieri è finalizzata proprio a dare risposte sociosanitarie più eque e appropriate, come è accaduto in altre Regioni, Toscana ed Emilia Romagna, dove già da diverso tempo questa formula organizzativa è un’apprezzata realtà. Le Marche ci arrivano solo oggi, dopo che le linee fondamentali della riforma sono state condivise con i sindaci durante la definizione del Piano sociosanitario, poi declinato nei Piani di area vasta. Si tratta, dunque, di concludere un percorso avviato, con la necessaria coerenza rispetto a soluzioni già discusse”. Il presidente ha ricordato che “la Regione compensa interamente, con fondi propri, l’azzeramento dei trasferimenti nazionali per le politiche sociali, consentendo l’invarianza delle risorse a disposizione degli Enti locali per le politiche del welfare a sostegno delle fragilità sociali. Ma l’aumento dei vincoli finanziari imposti dalla spending review mette a rischio l’equità e la coesione: una preoccupazione che deve scuotere e responsabilizzare anche i parlamentari eletti dal territorio, perché le scelte del governo nazionale votate dal Parlamento hanno una ricaduta locale pesante che il bilancio della Regione ha grandi difficoltà a riassorbire. A loro chiediamo, pertanto, di partecipare a questo processo di riforma con spirito costruttivo per le comunità di riferimento e di servizio per tutti i marchigiani”. Spacca ha ribadito che “per avviare questa riforma siamo dovuti partire necessariamente da una proposta tecnica elaborata dai direttori generali della sanità, che è stata acquisita dalla Giunta e sottoposta ai territori, alle organizzazioni sindacali e di categoria. Al termine di questo percorso, oggi portiamo la sintesi all’attenzione della Conferenza regionale, per rendere chiaro e trasparente un percorso che ha fatto della partecipazione il proprio punto di rifermento, a conclusione del quale il governo regionale adotterà la sua decisione”.

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LA CONFERENZA REGIONALE SULLA SANITA’
La conferenza regionale sulla sanitè (int. a Gian Mario Spacca, Almerino Mezzolani, Pietro Marcolini)

 

SANITA’: ALLEANZA COOPERATIVE, SERVE PROFONDO RIORDINO SISTEMA SERVIZI SOCIO-SANITARI

Per Agci, Confcooperative e Legacoop Marche è indispensabile progettare una diffusa rete di servizi in grado presidiare al meglio i territori ampliando, allo stesso tempo, la risposta ai crescenti bisogni legati alla non autosufficienza

 

Ancona, 27 aprile 2013 – L’Aci-Alleanza delle Cooperative Italiane delle Marche, il coordinamento composto da Agci, Confcooperative e Legacoop Marche, è consapevole che il sistema socio-sanitario regionale, ma sarebbe meglio parlare di sistema integrato di welfare socio-sanitario ed assistenziale, vada rivisitato. Non solo perché ci sono gravi problemi di bilancio, a causa dei tagli del Governo centrale e della crisi in atto, ma soprattutto perché dobbiamo progettare un sistema in grado di accogliere le grandi trasformazioni che derivano dai mutamenti in corso, dovuti ai cambiamenti demografici e all’evoluzione di nuovi bisogni. Il sistema attuale poggia su schemi ormai obsoleti. Per questo, va rivisitato con l’obiettivo di rispondere ai nuovi bisogni investendo sui territori e per farlo è oggi indispensabile coinvolgere nel progetto tutte le realtà locali. Le cooperative sono fermamente convinte che la riforma sanitaria sia necessaria ma vada affrontata uscendo dalla logica pro o contro il soggetto ospedale. E’, invece, necessario mettere al centro del dibattito pubblico il tema del profondo riordino del sistema dei servizi territoriali, sia sanitari sia socio-sanitari. Attorno all’ospedale, che risponde a bisogni specifici, è indispensabile progettare una diffusa rete di servizi in grado presidiare al meglio i territori, ampliando, allo stesso tempo, la risposta ai crescenti bisogni legati alla non autosufficienza. Come cooperative, ci siamo già riorganizzati a cogliere le sfide del cambiamento in atto. Lo stiamo facendo come organizzazioni di rappresentanza, e questo intervento in nome dell’Aci Marche lo dimostra, come imprese e con progetti già avviati, con la consapevolezza che il dibattito sulla rete dei servizi di welfare ha a che fare con lo sviluppo di un territorio, che pensiamo possa anche essere l’occasione per la creazione di uno sviluppo sostenibile, che porti innovazione nel sistema economico e sociale e che realizzi nuove infrastrutture. Un percorso partecipato che diventi un’opportunità di costruzione collettiva di un futuro comune.




27 Aprile 2013 alle 16:33 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |
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