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Marco Parente presenta “Suite Love”

di | in: in Vetrina

“Suite Love” (Woland, 2013)

A due anni di distanza dall’ottima prova de “La riproduzione dei fiori”, Marco Parente torna con un mini-album di quattro brani in formato suite che ruota attorno al tema dell’amore, intitolato, appunto, “Suite Love”. Per l’artista “Suite Love” rappresenta però un album vero e proprio, una sorta di concept capace di vivisezionare il sentimento oggetto in modo audace, immediato, perlustrando ferite e gioie, moltiplicandole per quattro parti (dis)uguali, in quadretti cameristici che rappresentano un seducente compendio di una via al cantautorato che è sempre stata – e lo è oggi più che mai – consapevolmente sbilenca. Abbiamo invitato Marco a presentarci il progetto che, a quanto pare, avrà anche un seguito.

Il discorso amoroso ha sempre trovato molto spazio nelle tue canzoni, ma stavolta hai realizzato un mini concept sul tema e la parola “love” è finita addirittura nel titolo. Da dove arriva tutto questo amore?

Più che da dove arriva, la domanda è dove va a finire tutto questo amore, una volta che è stato generato? Una possibile risposta è nella grande avventura molecolare. O forse l’amore non è che lo spazio in cui siamo noi, a fluttuare sospesi. Un’altra, più probabile risposta, invece è: non lo so.

Come mai il formato “suite”?

Una volta composta, mi è sembrata la forma più naturale: i quattro episodi sono stati scritti in maniera piuttosto veloce e conseguenziale a seguito di una accordatura sbagliata della chitarra. Il resto l’hanno fatto le parole che finivano per andare e tornare sempre sullo stesso concetto. Ogni volta che suonavo finivo sempre per eseguire le quattro canzoni di fila senza fermarmi mai. É stato così anche in studio quando ho registrato, ed è così anche quando le suono dal vivo… è una suite!

E’ vero che “Suite Love” è il primo capitolo di una trilogia?

Sì! Anche se non è un’idea che è arrivata subito, ma solo dopo aver razionalizzato la forma suite e la possibilità di accostare e sviscerare una parola/tema alla volta. Questo però non vorrà dire autolimitarsi per forza entro certi paletti temporali, ma solo tematici: uno per esempio sarà sul “nucleo familiare”, un altro, il prossimo, sul progetto bilingue iniziato due anni fa col songwriter di Portland Ryland Bouchard.

Il disco dà l’impressione di essere nato di getto. E’ così?

Sì, in tutti i suoi aspetti: le canzoni, le parole e anche l’ordine dei pezzi.

Anche i testi sono stati scritti di getto o hanno subito un lavoro di limatura?

La sostanza della prima scintilla si è mantenuta intatta su tutti e quattro gli episodi, al 99%. Il resto è stato il solito lavoro di scelta tra un vocabolo e un altro, ma molto meno del mio solito.

Come proporrai i brani dal vivo: in solitudine o con la band?

Sarò da solo o con i mille colori del  pacato-folle Vincenzo Vasi (al theremin, voce, elettronica infantile e percussioni). Abbiamo già fatto una prima e assicuro che sul palco a volte sembriamo in sei.

Sei d’accordo con me se dico che, con un progetto discografico così particolare, ancora una volta dai una lezione di coraggio ai giovani musicisti italiani che il più delle volte propongono compitini uguali gli uni agli altri?

Beh, questo non posso dirlo io. Sicuramente il coraggio non mi si può negare! Però nel caso di “Suite Love”, ci tengo a dire e ribadire che è stato tutto molto naturale e poco ragionato, sia nella fase compositiva che nella realizzazione. Per la prima volta, ho pensato solo a scrivere e cantare… al resto ci ha pensato meravigliosamente il produttore Taketo Gohara.

Fa oltremodo piacere constatare che continui a seguire il tuo percorso seguendo logiche soltanto tue, mentre molti artisti della tua generazione hanno finito per adagiarsi sulle logiche di un mercato che peraltro quasi non esiste più. Se pensi un attimo a cosa fanno oggi i tanti musicisti che hanno esordito negli anni Novanta, che impressione hai?

Penso solo che ad un certo punto le strade si separano e le distanze crescono… ma chissà, forse un giorno si reincroceranno.




24 Aprile 2013 alle 21:18 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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