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dalla Regione Marche

di | in: Cronaca e Attualità, dalla Regione Marche

Gian Mario Spacca

09 lug 2013
IL PRESIDENTE DELLA REGIONE SPACCA SULL’ELEZIONE DI MASERA ALLA PRESIDENZA DI BDM.

“La nomina di Rainer Masera alla presidenza di Banca delle Marche offre una prospettiva di fiducia al presente e al futuro dell’istituto di credito. L’elevata esperienza e l’indiscussa professionalità di Masera, unite all’unanimità delle Fondazioni nell’indicazione della sua figura, rendono questa scelta la più idonea per Banca delle Marche verso il delicato processo di ricapitalizzazione. Una scelta che è condivisa anche dal territorio, il che fa ben sperare nella massima partecipazione di tutta la comunità regionale a tale processo e, quindi, nella tutela dell’autonomia dell’istituto e del mantenimento della sua governance nelle Marche. Ci auguriamo, così come auspicato sabato nel corso dell’incontro in Regione con gli imprenditori marchigiani, che con il presidente Masera si possa proseguire nell’approfondimento del piano industriale che intende rilanciare l’istituto di credito dopo la forte ricapitalizzazione richiesta da Banca d’Italia. Al presidente Masera rivolgo le congratulazioni del governo regionale per il delicato incarico e gli auguri di buon lavoro”. Così il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, commenta l’elezione di Rainer Masera alla presidenza di Banca delle Marche.

 

 

MISURE ANTICRISI REGIONE MARCHE

REPORT 2008 – 2013

Dal 2008 ad oggi il governo regionale ha opposto la massima resistenza alla crisi sostenendo la tutela dell’occupazione , difendendo la coesione sociale e creando nuove opportunità per i giovani. Tra le misure anticrisi varate in questi cinque anni si sottolineano:

 

  • Fondo ammortizzatori sociali in deroga per lavoratori piccole imprese sotto i 15 dipendenti: dotazione richiesta di 440 milioni euro per la protezione di 98.010 lavoratori (marzo 2013)

 

  • Aiuti alle assunzioni, progetti formativi, voucher, altri incentivi (FSE): 206 milioni euro, 77.946 beneficiari

 

  • Contratti di solidarietà: 4,8 milioni euro, 3.094 lavoratori coinvolti,

evitati 1.072 esuberi

 

  • Prestiti d’onore regionale: 4,4 milioni euro: avviate 976 nuove imprese (50% giovani sotto i 35 anni, 2/3 al femminile)

 

  • Incentivi alla stabilizzazione di contratti a termine: 7,9 milioni euro, 2.180 stabilizzazioni

 

  • Borse lavoro con incentivi assunzioni (adotta un giovane), progetti per precari scuola: 6,5 milioni euro, 949 beneficiari

 

  • Contributi agli studi per figli lavoratori in difficoltà: 1,2 milioni euro, 2.406 beneficiari

 

  • Contributi di solidarietà (200 euro mensili): 6,5 milioni euro, 5.420 beneficiari

 

  • Agevolazioni sanitarie: 61.757 ricette esentate da ticket per 45.275 lavoratori

 

  • Fondo di garanzia per la liquidità e l’accesso al credito delle PMI: 18.191 PMI coinvolte, 780 milioni euro di finanziamenti garantiti (importo medio 43.000 euro)

 

  • Progetti di ricerca, sviluppo, innovazione e trasferimento tecnologico per PMI: 610 milioni euro di investimenti attivati, incentivi di 169 milioni, 1.718 progetti agevolati, 1.979 imprese coinvolte

 

  • Patto di stabilità regionale verticale: 211,3 milioni euro di capacità di spesa trasferita nel triennio 2011-2013 agli Enti locali per consentire i pagamenti alle piccole imprese per lavori effettuati

 

  • Fondo BEI per sviluppo PMI: 100 milioni euro 
    • RISOLUZIONE INDESIT

    IMPEGNO PER IL LAVORO

     In data odierna in Ancona presso la Sala del Consiglio della Regione Marche, le RSU dei lavoratori degli stabilimenti INDESIT di Melano, Albacina e Comunanza assistite dalle Segreterie di FIM, FIOM e UILM delle Marche, hanno partecipato al Consiglio Regionale aperto ed hanno illustrato al Governatore della Regione Marche, agli Assessori ed a tutto il Consiglio Regionale lo stato della vertenza Indesit che in seguito alla comunicazione del 4 giugno 2013 da parte della Direzione Aziendale di volere adottare un piano industriale che riorganizzerebbe profondamente le attività produttive del Gruppo, potenziando ed estendendo quelle realizzate in paesi “low cost” – Polonia e Turchia – e riducendo in modo consistente quelle italiane con il ridimensionamento dello stabilimento di Comunanza e la chiusura di due impianti produttivi, uno in provincia di Caserta e un altro nell’area fabrianese, lo stabilimento di Melano di Fabriano.

  • Riteniamo tale piano insostenibile sia dal punto di vista industriale, sia dal punto di vista sociale in quanto:

    • ridimensiona l’industria manifatturiera locale e nazionale;

    • produce rilevanti ed immediati effetti negativi anche sul distretto industriale fabrianese, già messo in ginocchio dalla crisi della Antonio Merloni e di tutto il settore dell’elettrodomestico;

    • penalizza un indotto che rappresenta una vera eccellenza del tessuto industriale regionale;

    • comprime ulteriormente gli occupati in un momento già tanto difficile per il nostro territorio.”

    Nel corso degli ultimi anni, l’Indesit ha chiuso gli impianti produttivi di Refrontolo (Treviso), Brembate (Bergamo) e None (Torino), e localmente ha già fortemente ridotto l’occupazione diretta ed indiretta di oltre 400 persone.

    Tutto questo rende evidente il progressivo disimpegno industriale di Indesit nel territorio ed in Italia.

    Riteniamo che la fase economica e la caratteristica del territorio aggravi il processo di desertificazione industriale.

    Le RSU, le OO.SS. il Governatore delle Marche, gli Assessori e tutta la Giunta Regionale , per tutte queste ragioni non possono né condividere, né accettare, l’ipotesi di delocalizzazione produttiva e di ridimensionamento industriale e occupazionale avanzata da Indesit.

    Mettiamo in evidenza che è grazie allo sforzo, la caparbietà, il lavoro di tre generazioni di persone di questa comunità, che l’Indesit è nata, cresciuta ed è diventata una delle multinazionali leader mondiale del settore dell’elettrodomestico.

    Per queste ragioni il Governatore, gli Assessori e tutta la Giunta si impegnano a sostenere ogni iniziativa di lotta promossa dalle Organizzazioni sindacali e dalle Rsu degli stabilimenti Fabrianesi e di Comunanza.

    Inoltre il Governatore, gli Assessori e tutta la Giunta regionale si adopereranno ad utilizzare tutti i canali istituzionali e politici per contrastare il piano, con l’obiettivo di convincere il Gruppo Indesit e la famiglia Merloni a rivedere i propri progetti, a ritrovare nel proprio essere una grande azienda italiana, che all’Italia deve le sue origini e il suo successo, le ragioni per modificare le proprie scelte industriali, continuando ad investire nel nostro territorio, per il futuro dell’industria marchigiana e per un lavoro stabile, qualificato e radicato nel territorio.

    Inoltre il Governatore e gli Assessori competenti proporranno e chiederanno al Ministero dello Sviluppo Economico e al Ministero del Lavoro di attivare azioni a supporto del lavoro, per il mantenimento delle attività industriali in Italia e la salvaguardia dell’ occupazione.

    La realizzazione dell’obiettivo di un nuovo piano industriale della Indesit, in grado di garantire un adeguato livello di investimenti in nuovi prodotti e nei processi produttivi e il mantenimento delle produzioni e dei livelli occupazionali sonono oggi la priorità per le lavoratrici e i lavoratori e per tutte la comunità rappresentata dal Consiglio Regionale delle Marche anche per la salvaguardia del loro tessuto economico e sociale.

    CONSTATATO

    che nell’ambito della vertenza Indesit il Governo Regionale ha proposto al Ministero dello Sviluppo Economico di attivare una piattaforma di ricerca e sviluppo, quale progetto di politica industriale di difesa attiva del settore degli apparecchi domestici e professionali, anche in considerazione della specializzazione produttiva più elevata in Italia a cui fa riscontro l’assenza di centri di ricerca nella regione, con la collaborazione dei Ministeri interessati, delle Regioni Marche e Campania, delle relative Università e del C.N.R.;

    CONSIDERATO

    che tale intervento nazionale risulta indispensabile sia perché tale vertenza è simbolica sul futuro dell’industria e del made in Italy del Paese, sia perché la Regione può operare solo a sostegno delle PMI e quindi le politiche per la competitività delle grandi imprese richiedono interventi di scala nazionale che possono essere garantiti solo da una coerente e incisiva azione di politica industriale nazionale di settore;

    TUTTO CIO’ PREMESSO E CONSIDERATO,

    L’ASSEMBLEA LEGISLATIVA DELLE MARCHE

    ESPRIME forte preoccupazione per gli effetti occupazionali, economici e sociali del piano Italia di Indesit e ampia solidarietà a tutti i lavoratori coinvolti;

    RITIENE che il Piano di Indesit debba essere ritirato, al fine di offrire garanzie in termini di investimenti e tutela dei livelli occupazionali in Italia

     

    CONDIVIDE la richiesta pressante del Governo Regionale al Ministero dello Sviluppo Economico per l’attivazione nelle Marche di un intervento di politica industriale nazionale basato sulla realizzazione di una piattaforma di ricerca e innovazione, al fine di tutelare il lavoro guardando al futuro e investendo su prospettive durature di sviluppo per il comparto degli apparecchi domestici e professionali, che costituisce un punto di forza insostituibile nella struttura occupazionale e produttiva della comunità marchigiana.

  • RISOLUZIONE

    CONSIDERATO

    che siamo al 6^ anno di una durissima crisi internazionale avviatasi nel 2008 che non ha risparmiato, a differenza di altre recessioni, nessuna area geografica del mondo;

    VALUTATO

    che in Italia gli effetti della crisi, ancora in corso, sono pesantissimi sull’occupazione, sulle imprese e sulla stessa coesione sociale, incidendo in maniera più profonda che in altri Paese con una caduta del Pil di oltre -8%;

    RITENUTO

    che gli effetti della recessione internazionale nel nostro Paese sono acuiti dalle politiche di rientro del debito pubblico, basate in modo strutturale su tagli permanenti anche dei trasferimenti statali a Regioni ed Enti locali, e che nelle Marche tali tagli di risorse nel bilancio della Regione superano

    -1,3 miliardi di Euro fino al 2015;

    VALUTATA

    l’assenza, finora, di una politica economica e industriale nazionale che dovrebbe invece svolgere una funzione anticiclica di rilancio del lavoro e dei settori considerati strategici per l’economia del Paese, al fine di passare da un’azione di protezione basata soprattutto sugli ammortizzatori sociali ad una vera politica di rilancio dello sviluppo, del reddito e dell’occupazione;

    RITENUTO

    che le difficoltà crescenti delle imprese marchigiane provengono soprattutto dalla crisi ormai in atto da 6 anni e da queste carenze di politica industriale generale e settoriale a livello nazionale;

    CONSIDERATO

    che gli effetti della crisi sono stati molto accentuati nella nostra regione, a causa della sua particolare struttura economica ed occupazionale a forte vocazione manifatturiera, ma risultano comunque di molto inferiori agli effetti durissimi che hanno colpito in media altre regioni e il nostro Paese;

    VALUTATO

    che le Marche presentano, pur tra tante situazioni di criticità, molteplici segnali di “resistenza” che testimoniano questa maggiore capacità di tenuta relativa e complessiva del sistema regionale rispetto al resto del Paese; ad esempio le Marche:

    • sono tra le 3 regioni in Italia che meglio hanno resistito alla crisi, sulla base di una classifica di disagio economico definita da molteplici indicatori di impatto e sofferenza socio-economica;

    • continuano oggi ad essere la regione in Italia con il più alto tasso di imprenditorialità e la più elevata vocazione produttiva, così come era prima dell’inizio della crisi nel 2008;

    • sono state premiate quale “regione più imprenditoriale d’Europa” (1^ regione italiana ad avere mai avuto questo riconoscimento), sulla base di un sistema articolato di indicatori di qualità delle strategie di politica economica regionale;

    • continuano ad avere un Pil-procapite superiore alla media nazionale, come prima della crisi, con un dato che, come quello del Pil, ha quasi recuperato i valori 2008;

    • hanno avuto nel periodo della crisi una contrazione dell’occupazione inferiore alla media nazionale;

    • registrano un tasso di disoccupazione, anche se decisa crescita, che permane inferiore alla media nazionale;

    • presentano un tasso di disoccupazione giovanile che permane sensibilmente inferiore a quello nazionale;

    • hanno avuto nel periodo della crisi una bilancia commerciale sempre ampiamente positiva, mentre quella del Paese è risultata sempre negativa, grazie al contributo dell’export: la sua crescita risulta superiore alla media nazionale sia nel 2012 (+6% contro +3,7%) che nel 1^ trimestre 2013 (+13,2% contro -0,7% nazionali); il suo valore assoluto ha quasi recuperato il dato pre-crisi del 2008;

    RITENUTO

    che tale capacità di tenuta relativa del sistema regionale superiore alla media delle Paese derivi sia da responsabilità e capacità di resistenza e iniziativa di imprenditori, cittadini e famiglie, sia dalla politica regionale anti-crisi che sin dal 2008 è stata sviluppata dalla Regione per tutelare il lavoro, le piccole imprese e la coesione sociale, con molteplici interventi organici tra cui si segnalano, solo ad esempio, i seguenti:

    • fondo ammortizzatori sociali in deroga per lavoratori piccole imprese sotto i 15 dipendenti: dotazione di 440 milioni euro per la protezione di 98.010 lavoratori (marzo 2013);

    • aiuti alle assunzioni, progetti formativi, voucher, altri incentivi (FSE): 206 milioni euro, 77.946 beneficiari;

    • contratti di solidarietà: 4,8 milioni euro, 3.094 lavoratori coinvolti,

    evitati 1.072 esuberi

    • prestiti d’onore regionale: 4,4 milioni euro: avviate 976 nuove imprese (50% giovani sotto i 35 anni, 2/3 al femminile);

    • incentivi alla stabilizzazione di contratti a termine: 7,9 milioni euro, 2.180 stabilizzazioni;

    • borse lavoro con incentivi assunzioni (adotta un giovane), progetti per precari scuola: 6,5 milioni euro, 949 beneficiari;

    • contributi agli studi per figli lavoratori in difficoltà: 1,2 milioni euro, 2.406 beneficiari

    • contributi di solidarietà (200 euro mensili): 6,5 milioni euro, 5.420 beneficiari;

    • agevolazioni sanitarie: 61.757 ricette esentate da ticket per 45.275 lavoratori;

    • trasferimenti agli Enti locali di risorse dal bilancio regionale per compensare l’azzeramento del fondo sociale nazionale e salvaguardare le politiche sociali delle comunità locali: 61 milioni euro nel periodo 2008-2012;

    • fondo di garanzia per la liquidità e l’accesso al credito delle PMI: 18.191 PMI coinvolte, 780 milioni euro di finanziamenti garantiti (importo medio 43.000 euro);

    • tempi di pagamento ai fornitori del SSR di circa la metà della media nazionale;

    • progetti di ricerca, sviluppo, innovazione e trasferimento tecnologico per PMI: 610 milioni euro di investimenti attivati, incentivi di 169 milioni, 1.718 progetti agevolati, 1.979 PMI coinvolte;

    • patto di stabilità regionale verticale: 211,3 milioni euro di capacità di spesa trasferita nel triennio 2011-2013 agli Enti locali per consentire i pagamenti alle piccole imprese per lavori effettuati;

    • fondo BEI per sviluppo PMI: 100 milioni euro;

    in difficoltà,

    CONSIDERATO

    che la Regione Marche ha seguito tutte le vertenze aziendali in ogni situazione di crisi, dal Sud al Nord delle Marche, ed in particolare ha posto in essere azioni misure ed interventi sostanziali, insieme all’attività di mediazione, andando spesso oltre il mero compito istituzionale per una loro soluzione positiva a salvaguardia di livelli occupazionali ed attività economiche;

    DENUNCIATA

    la gravità del mancato rifinanziamento nazionale del fondo ammortizzatori sociali in deroga per la copertura integrale del 2013, le cui risorse disponibili sono oggi sufficienti solo per garantire il fabbisogno del mese di maggio;

    CONSIDERATO

    che la Regione Marche ha prodotto il piano triennale integrato delle attività produttive e del lavoro, il piano dell’Innovazione e lo small business act che hanno contribuito all’assegnazione del premio alla nostra regione come regione imprenditoriale d’Europa, dimostrando ancora una volta la vocazione fortemente imprenditoriale dei nostri territori sostenuta da azioni e politiche regionali sia sul piano delle politiche industriali sia delle politiche del lavoro sempre più mirate all’efficacia e all’efficienza;

    VALUTATO

    che dal 2010 tutti gli interventi sviluppati dalla Regione Marche (credito, innovazione, ricerca, internazionalizzazione, lavoro, formazione, istruzione) sono stati finanziati con fondi regionali ed europei in assenza di intervento statale;

    RIBADITO

    che l’esclusione dal Patto di Stabilità delle risorse nazionali usate per cofinanziare i progetti infrastrutturali sostenuti con fondi europei potrebbero costituire una soluzione a quelle necessità che le regioni italiane evidenziano da un decennio;

    TUTTO CIO’ PREMESSO E CONSIDERATO,

    L’ASSEMBLEA LEGISLATIVA DELLE MARCHE

    • chiede al Governo nazionale di attuare una autentica politica economica e industriale per il rilancio della crescita e dello sviluppo dei settori strategici del made in Italy, anche in considerazione del fatto che la Regione può agire solo a sostegno delle micro-piccole-medie imprese e molte crisi aziendali e territoriali hanno bisogno di una scala nazionale di intervento;

    • chiede un immediato intervento del Governo nazionale volto al rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, e in mancanza del quale chiede di valutare in sede di Conferenza delle Regioni la restituzione della delega in materia.

 

Si chiude con un no della giunta regionale il procedimento per la realizzazione dell’elettrodotto Fano-Teramo

Non sarà possibile concludere l’accordo di programma con il gruppo Terna s.p.a per la realizzazione delle infrastrutture per la nuova linea elettrica  Fano-Teramo da 380 KV. La motivazione del diniego è stata oggi oggetto di una comunicazione del presidente della Giunta regionale, Gian Mario Spacca che, sulla base  del dissenso manifestato dagli enti locali interessati dall’ubicazione degli impianti nei loro territori, ha informato i colleghi di giunta della necessità di chiudere il procedimento avviato sei anni fa. Ora gli enti locali dovranno essere convocati  per esprimere ufficialmente  il loro dissenso per poi formalizzare gli atti di competenza della Regione.

Il presidente Spacca ha ritenuto non più procrastinabile la conclusione del complesso iter procedurale iniziato nel 2005, anno in cui è stato sottoscritto tra la Regione Marche , UPI, ANCI, UNCEM e il Gestore nazionale  ( a cui poi è subentrato Terna s.p.a ) un protocollo di intesa nel quale è stata prevista la collaborazione della Regione per l’individuazione di porzioni di territorio dove ubicare gli impianti. L’attività implicava una concertazione delle scelte con gli enti locali per la localizzazione e costruzione delle strutture, da tradurre in accordi di programma.

La Regione ha dato seguito agli impegni, adottando la deliberazione della giunta regionale n.689 del 2007,  contenente la declinazione della metodologia e dei criteri per la perimetrazione dei siti. Tali determinazioni sono state quindi oggetto di tavoli di coordinamento provinciale con gli enti locali per cercare soluzioni condivise con la comunità. Purtroppo dopo sei anni la concertazione non ha avuto esito positivo, anzi gli enti locali si sono dichiarati contrari. A questo punto la Regione non può che prendere atto dell’impossibilità sopravvenuta di procedere ad accordi che tenevano conto di uno scenario nazionale di deficit energetico e di consumi, pur con un impatto ambientale e paesaggistico rilevante.

 

SANITÀ EXTRA OSPEDALIERA E SOCIO SANITARIA RESIDENZIALE E SEMIRESIDENZIALE: LA GIUNTA DEFINISCE GLI STANDARD.

Livelli di assistenza uniformi e criteri di rilevazioni identici dei costi gestionali per le strutture residenziali e semiresidenziali extra ospedaliere e sociosanitarie delle Marche. I settori interessati sono quelli degli anziani non autosufficienti, disabili e della salute mentale. L’obiettivo è offrire servizi migliori, erogati sulla base di valori economici comparabili, consentendo alla Regione di recuperare risorse da reinvestire sul territorio. Lo prevede una delibera della Giunta regionale, approvata su proposta dell’assessore alla Salute, Almerino Mezzolani. L’atto rappresenta un ulteriore passo in avanti verso il processo di riforma delineato dal Piano socio sanitario che punta sull’appropriatezza e sulla sostenibilità dell’offerta. “Dopo l’approvazione della legge sull’emergenze sanitarie (Punto di primo intervento nelle Case della salute, gli ex Ospedali di polo), il rafforzamento di quella territoriale e il potenziamento delle reti cliniche (per le quali sono in corso le necessarie condivisioni a livello di Area vasta e con le organizzazioni sindacali), un altro importante tassello della riforma trova esecuzione – afferma Mezzolani – Si sta delineando, in tutta la sua interezza, il quadro di riordino che garantirà la sostenibilità economica del sistema, avvicinando le rispose sociosanitarie ai reali bisogni dei cittadini”. L’atto adottato dalla Giunta supera la frammentazione dei provvedimenti precedenti. Prevede un unico documento di definizione degli standard di assistenza e di rilevazione dei costi gestionali nell’ambito della residenzialità e semi residenzialità sanitaria e sociosanitaria. La precedente frammentazione era causata dall’elevato numero di gestori delle strutture, con conseguente differenziazione dei costi, dovuta alle diverse modalità organizzative attuate localmente e ai contratti di lavoro applicati. “Ora la Regione – conclude l’assessore – dispone di uno strumento chiaro, che consentirà di rilevare, in maniera uniforme, i costi gestionali e i livelli qualitativi di assistenza, necessari per definire gli accordi contrattuali con i gestori delle strutture, consentendo di recuperare risorse da destinare all’implementazione dei servizi”.




9 Luglio 2013 alle 16:42 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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