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L’universo rock di Efraim Medina Reyes

di | in: in Vetrina, Interviste

“Quello che ancora non sai del Pesce Ghiaccio” (Feltrinelli, 2013 – pag. 432; € 18)

 

L’ex ragazzo cattivo della letteratura sudamericana è tornato. Dopo alcuni anni di silenzio, l’autore di “C’era una volta l’amore ma ho dovuto ammazzarlo” ha da poco pubblicato per Feltrinelli “Quello che ancora non sai del Pesce Ghiaccio”, imprevedibile romanzo che racconta la storia di Teo, ragazzo malato di lupus che non esce mai di casa, tranne poi ritrovarsi in una notte di pioggia all’interno di un misterioso bar, il Pesce Ghiaccio, dove conosce un’altrettanto misteriosa avvocatessa. La vera protagonista del romanzo è però la scrittura, che è dirompente, violenta e struggente, come nello stile dell’autore colombiano.

Parliamo di Efraim Medina Reyes, nato a Cartagena nel ’67, da qualche tempo trasferitosi Italia, in Veneto per la precisione. E’ diventato così italiano che alcune settimane fa ha ricevuto anche un tapiro, per essere caduto nella rete dell’avvocato Canzona.

Noi l’abbiamo intervistato concentrandoci sul suo rapporto con la musica, che è sempre stato speciale, viscerale, sincero e irrinunciabile. Efraim è appassionato di blues, jazz, soul ma, soprattutto, è un uomo posseduto dal demone del rock’n’roll.

 

«Il mio primo ricordo è legato al rock», dice, «mio padre è morto quando ero appena un bambino, così sono cresciuto insieme a uno zio che trascorreva le sue giornate fumando marijuana e ascoltando rock. Tutti gli altri a Città Immobile (Cartagena de Indias) ascoltavano e ballavano ritmi caraibici, quella di mio zio era l’unica casa che suonava Jimi Hendrix col volume a manetta. Così il rock è diventato il mio nome, il mio sangue e il mio backgroud. La musica è stata il mio antidoto contro la stupidità, mia e altrui. Il modo di definire e affilare il mio dolore. La mia risposta ad una realtà cretina. La musica è stata l’unica cosa che avevo quando non possedevo niente.»

Avevi anche una band, i 7 Torpes. Esiste ancora?

«Con i miei amici di sempre avevamo fondato la 7 Torpes Band (I 7 Imbranati) e per anni abbiamo simulato un piano di fuga dalle nostre vite precarie attraverso la musica, non cercavamo il successo ma solo di mantenerci a prudente distanza dalle imposizioni sociali e dai sogni quadrati delle nostre famiglie. Passavamo il tempo creando canzoni in un parco, circondati da gatti senza padrone e cani randagi. Nel 1996 Ciro Dìaz, chitarrista della band e mio miglior amico, morì tragicamente. Aveva 27 anni (anche lui) e decisi che era arrivato il momento di lasciarmi alle spalle Città Immobile. Alcuni anni fa ho riattivato il gruppo insieme a Taddeo e Sebastiano Tronca, due ottimi musicisti di Vicenza, e adesso stiamo per lanciare un nuovo album dal titolo “La forma del vuoto (Greatest Flops)”. Nel progetto sono stati coinvolti anche musicisti dell’America Latina.»

Vi esibite dal vivo?

«Si, abbiamo realizzato alcuni concerti e l’idea è di fare un tour mondiale come parte della presentazione del mio nuovo romanzo “Quello che ancora non sai del Pesce Ghiaccio”. Lo spettacolo che propongo si chiama Concerto Sperimentale LA FESTA Vol. 9 by Efraim Medina & 7 Torpes Band, si tratta di una performance dove cucino e offro al pubblico una cena tipica del Caribe, faccio un reading, suono con la band, preparo drink e invito tutti e ballare e divertirsi finché il corpo resista. Diciamo che è un vertiginoso viaggio fino al cuore della mia cultura. Chi fosse interessato alla performance può scrivermi a medinareyes67@gmail.com»

E’ vero che hai lavorato in radio?

«Si, in epoche diverse della mia vita ho fatto cose per la radio. La radio è il mezzo di comunicazione meno stupido che esista. La radio crea un’intimità molto simile a quella che esiste tra un libro e il suo lettore.»

Che dischi mettevi?

«Molto blues e rock classico, poi negli anni Novanta ovviamente grunge e rock sperimentale.»

Mettevi anche soul? Insospettabilmente sei anche un amante di Marvin Gaye, Stevie Wonder, Sam Cooke, vero?

«Si, certo, anche un po’ di soul. Amo il soul perché mi piace ballare. Marvin Gaye è uno dei tre migliori cantanti mai esistiti. Wonder ha fatto cose straordinarie e Cooke possiede il segreto del ritmo. Certamente non hanno quella densità di cui ho bisogno quando ho l’anima a pezzi, ma mi sono divertito molto con loro.»

Sono note le tue posizioni contro i grandi vecchi della letteratura latino-americana, Garcia Marquez e Vargas Llosa in testa. Nel mondo del rock quali dinosauri desidereresti veder sparire?

«Ho sempre detestato band come i Bon Jovi e i Supertramp… E poi sono certo che il mondo sarebbe un luogo migliore senza il cosiddetto “rock in spagnolo”, che è qualcosa di veramente disgustoso.»

Efraim Medina Reyes

Efraim Medina Reyes

Temo la risposta. Ti piace il rock italiano?

«Meglio parlare di tarantella. I rocker italiani sono una minchiata colossale, una volgare imitazione di quello che dovrebbe essere il carattere del rock. C’è più rock in una pasticceria.»

E il rock colombiano?

«Non esiste, non è un elemento di base della nostra cultura. Quello che succede è che la gente chiama amore o rock qualsiasi prurito al culo.»

I rocker inglesi non sono troppo borghesi e fighetti?

«Alcuni hanno molto talento, il loro problema è che sembrano sentirsi obbligati a sostenere un discorso pseudo-interessante, la maggior parte del tempo sembrano repressi, perfino quando cercano di essere ribelli c’è in loro qualcosa di innaturale.»

La migliore canzone per sedurre una donna?

«Ce n’è una speciale per ogni tipo di donna, dipende dal modo in cui la percepisci. Comunque, e questa certo non è una gran scoperta, Miles Davis funziona sempre.»

La migliore canzone per il dopo sesso?

«Dopo la battaglia, BB King e una bottiglia di Jameson sono la miglior compagnia.»

Quante groupies hai avuto nella tua vita?

«Nessuna che sia disposto a riconoscere.»

Iggy Pop o Lou Reed?

«Iggy è la bandiera strappata e indistruttibile di tutti i miei fallimenti. Reed era troppo presuntuoso per noi che siamo sopravvissuti contro ogni pronostico.»

Kurt Cobain o Jim Morrison?

«Entrambi sono stati autentici poeti, esseri capaci di esprimere il proprio malessere fino alle ultime conseguenze.»

E’ possibile ascoltare musica mentre si scrive?

«Non potrei scrivere nemmeno una riga senza musica, scrivo ad orecchio, in un’atmosfera assolutamente posseduta dalla musica. La verità è che scrivere per me è solo un altro modo di ascoltare e creare musica.»

Tieni il ritmo quando sei seduto a scrivere?

«Si! E’ incredibile, inconsapevolmente mentre scrivo batto il ritmo con i piedi e alcuni dicono che lo faccio anche quando muovo le dita sulla tastiera del pc.»

Quali sono i tuoi cinque album di tutti i tempi?

«Non sono ancora abbastanza stupido per rispondere a questa domanda.»

 

 




14 Novembre 2013 alle 20:37 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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