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Articoli Taggati ‘ Dead Oceans ’

Califone “Stitches”

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“Stitches” (Dead Oceans, 2013)

Settimo capitolo di un’invidiabile discografia, il terzo su etichetta Dead Oceans e il primo registrato lontano da Chicago, “Stitches” vede ancora una volta Tim Rutili e soci impegnati in un certosino lavoro di scomposizione sonora delle radici americane nei suoi singoli elementi e in un loro successivo riassemblamento secondo i dettami di un’estetica polverosa e povera. La riappropriazione del passato di Rutili ha sempre percorso sentieri personalissimi, disegnando un roots-folk fatto di scarnificazioni e sottrazioni



Phosphorescent “Here’s To Taking It Easy”

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“Here’s To Taking It Easy” è uno di quei dischi che, se ti emoziona la wave, con tutta probabilità troverai ammorbante ma, se sono l’America e i suoi spazi – l’accezione topografica in questo caso è la meno importante, la geografia di riferimento è quella dell’anima – a setacciare il fondo della tua vita, ti cullerà per molte notti, con nenie e sogni, miscele e fumi di solitudini larghe e preziose come un continente



Califone “All My Friends Are Funeral Singers”

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“All My Friends Are Funeral Singers” (Dead Oceans, 2009)

“Funeral Singers” fotografa il momento della carriera in cui Tim Rutili, Jim Becker, Joe Adamik e Ben Massarella cercano l’affondo più diretto, compattando i suoni in un fascio di luce obliquo che lascia stupiti. Il suono creato dai Califone è talmente alieno che potrebbe provenire da un’antichità abissale o da un futuro insondabile. Che sia nostro contemporaneo, che arrivi da Chicago e da maestri decostruzionisti abituati a scomporre i generi in una primitiva sonorizzazione dei propri incubi non può che farci piacere.



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