Marco Baliani, “L’attore nella casa di cristallo”

Marco Baliani, “L’attore nella casa di cristallo”
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“L’ATTORE NELLA CASA DI CRISTALLO”

UNICA NUOVA PRODUZIONE TEATRALE CHE VA IN SCENA IN ITALIA DAL 15 GIUGNO

CON TESTO E REGIA DI MARCO BALIANI

DOPO LE PROVE CON GLI ATTORI SU ZOOM, PARTONO DA OGGI LE PROVE LIVE

IL DEBUTTO È PREVISTO LUNEDì 15 GIUGNO DAVANTI ALLA MONUMENTALE FACCIATA DEL TEATRO DELLE MUSE DI ANCONA

ATTORI INTRAPPOLATI DENTRO UNA TECA DI VETRO: CON QUESTA ORIGINALE INSTALLAZIONE MARCHE TEATRO INAUGURA LA RIAPERTURA DEI TEATRI

 

Ancona – Per far fronte all’emergenza dettata dal Covid, il teatro si sposta all’aperto, nella piazza antistante la monumentale facciata del Teatro delle Muse di Ancona, con uno spettacolo scritto e diretto da Marco Baliani, da un’idea di Velia Papa.

 

In scena dal 15 al 28 giugno, “L’attore nella casa di cristallo” è una drammaturgia originale, figlia del periodo che abbiamo vissuto e del conseguente lockdown. Lo spettacolo immagina un futuro distopico dove una società autoritaria ha abolito il teatro e relegato gli attori “in via di estinzione” esposti al pubblico in teche trasparenti.

 

La performance coglie l’attuale condizione del mondo del teatro: gli attori prigionieri ripetono in forma di loop una partitura di gesti e parole in cui si affaccia prepotente la dimensione dell’assenza (di baci, abbracci, respiri, contatti).

Gli spettatori, muniti di auricolari, circonderanno, con la giusta distanza, le due strutture di vetro allestite nella Piazza e potranno decidere quale attore seguire nel suo percorso.

https://www.facebook.com/TgrRaiMarche/videos/272265887519741/

 

Dalle note di Marco Baliani

Chi siete là dentro? Che ci fate?

Certo, siete attori. O almeno un tempo lo eravate 

Ma attori chiusi dentro una teca di cristallo da cui non potete uscire. 

Siete una specie in via di estinzione.

È una dimensione molto netta e molto dura. 

Dalla vostra memoria di attori emergono lacerti di teatro che non hanno nessun rapporto tra loro oppure che si agganciano uno all’altro solo per un’assonanza di suoni, o di parole, o per un gesto che ne richiama un altro

Una coazione a ripetere. Il nastro di Krapp che scorre siete voi. Siete il nastro, non Krapp

La vostra memoria è a intermittenza. Memorie teatrali di quando, un tempo, eravate in scena.

È un soliloquio. Non dovete raggiungere nessuno e non dovete rivolgervi a nessuno. Non ci saranno applausi.

La vostra vita personale come esseri umani non interessa

Però a tratti viene fuori senza che voi ne siate coscienti

Potrebbero perfino esserci ricordi. Ma come un’intromissione improvvisa, priva di rapporto con il resto. Priva di rapporto con voi lì dentro. 

Potrebbero esserci brani di testo a due, ma dove l’altro non c’è.

Non si può fare teatro senza gli altri. 

Non c’è da gridare. Né da recitare, quelli che stanno fuori sentono la vostra voce attraverso delle cuffie.

È una voce radiofonica. 

Potrebbero ascoltare voi e guardare un altro attore. 

Oppure ascoltare voi e guardare il cielo o qualsiasi altra cosa

Ma voi siete comunque sempre esposti

Siete testimoni della povertà della vostra vita da attori, in una società che non ha bisogno del teatro. 

Non dovete suscitare compatimento e, da parte vostra, non deve esserci compiacimento. 

La vostra esistenza lì dentro è un eterno loop. Non c’è fine e non c’è inizio.

C’è solo un tempo uniforme, coatto, senza divenire.

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