Poesia Capitale, ovvero dinamite estetica

Poesia Capitale, ovvero dinamite estetica
Se fosse possibile scrivere una storia del teatro, dopo un quarto di secolo dall’In-vulnerabilità d’Achille di Carmelo Bene si potrebbe affermare che finalmente in Roma è stata scritta una nuova, nuovissima pagina di storia del teatro. Il miracolo stavolta è avvenuto non nei fasti centrali dell’Argentina ma nel modestissimo teatrino del Casaletto.

 

Domenica 2 luglio il Minimo Teatro diretto da Maurizio Boldrini ha presentato Poesia Capitale, opera della classe di Ingegneria Umanistica. Nel piccolo palco, in un’ ora si è concentrata dinamite estetica, evidentemente frutto di tanti anni di studio e processi combinatori. Poesia Capitale è al tempo stesso compendio e superamento delle più interessanti poetiche del Novecento: riconoscibili tracce da Pasolini, Villa, Bene, Prosperi. Paradossalmente, la cosa più importante di questo evento non è tanto il labirinto sensazionale che si è concretizzato in scena, quanto il fatto che sia stato documentato dal fotografo Luciano Serini con una speciale tecnologia audio visiva capace di restituire l’accaduto in modo molto preciso. Così potrà essere riferimento imprescindibile per chi voglia occuparsi seriamente dello sviluppo non solo del teatro ma delle arti. Quindi, qui, risulta inutile indugiare con i normali criteri di recensione su questa o quella scena. Qui ci pare più importante segnalare, testimoniare con forza la sveglia che Poesia Capitale ha suonato. Qua e là c’è stato anche tempo e spazio per liquidare i vezzi delle solite cianfrusaglie sceniche utilizzando trovate leggere come la cipria o talvolta assestate con la forza di montanti pugilistici. Sulla scena dipinta solo dalle luci: Maurizio Angeletti, Francesca Cipriani, Fulvia Criscuoli, Giuseppe Faggiolati, Gianmarco Giorgi, Serenella Marano, Chiara Marresi, Elisa Patrizi, Brigida Pelagatti, Monica Scalcon, Manuela Tesei, attori e attrici scritti, combinati, incidentati, evaporati nelle dinamiche dei loro corpi vestiti non certo di costumi, bensì di poesia assoluta, letteralmente assoluta, ciò congiunzione totale tra linguaggio, cose, persone.
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