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Geloso del Geloso

di | in: Primo Piano

Geloso

L’elzeviro:

Geloso del Geloso

Si chiamava Geloso, sigla G255. Di plastica beige, grande quanto una scatola di scarpe per bambini: due bobinette sotto un coperchio apribile trasparente, quattro tasti tipo bassi di fisarmonica ma più grandi – giallo verde nero rosso -, rotellina volume, levetta rossa avanti / indietro rapido sul fianco, occhio magico verde. E un microfono esterno col filo. Basta, mi pare.


Geloso arrivò del tutto inatteso con la Auto Union color oro dei genitori di Enzo. Quando s’ annunciava visita parenti, ci appostavamo di vedetta tutti sulla balaustra delle scale e aspettavamo. Sarebbero arrivati anche viveri dolci marmellata salumi, da dividersi all’istante senza gelosie, sennò botte. Tardò un po’, quel sabato, ma prima di pranzo la Auto Union color oro percorse i tre lati del campo di calcio accolta da un boato e seguita da sessanta occhi. Scaricò due pacchi, in uno c’era lo sconosciuto Geloso. Bah, di febbraio avremmo preferito qualche altro panettone in scadenza. Invece il registratorino, pur lasciandoci un po’ di fame, ci cambiò la vita di collegio.

 

A ricreazione ci tuffavamo sul banco di Enzo, tanto che quelli sotto potevano soffocarcisi, e click partiva il “Gelosino”[il nomignolo è dei collezionisti di oggi]. Lavorava sodo tutta l’ora. Registravamo famelici qualsiasi cosa, specie rock and roll americano carpito dalla gracchiante radiolina Sony di Marcello, che però ne era geloso. Clack – avanti – clack – indietro – clack – ascolto – clack – cancella, qualche stronzo ha parlato…. Ci voleva silenzio assoluto, cosa impossibile, perciò botte a chi disturbava.. Ai comandi stava sempre il suo padrone Enzo. Sempre. Guai chi toccava il Geloso. Gelosia all’ennesima potenza, ci poteva scappare il morto.


Cominciò a rompersi sempre più spesso, il nastro, per gli estenuanti avanti-indietro a cancellare i disturbi – ci voleva silenzio anche per cancellare! – così alcuni di noi (che di nascosto seguivano Radio Elettra) divennero bravi a ripararlo con lo scotch con cui aggiustavamo le palline da ping-pong. Guadagnatisi il permesso di armeggiare sul Geloso, nella gelosia di Enzo si aprì il primo varco. Fu poi mia l’idea di portarlo a scuola, nell’ora di filosofia tanto per cominciare, col professore cieco. Fu la svolta tecnologica, e non rimase silenziosa. Fummo autorizzati a registrare anche in altre ore. Tutti volevano il Geloso, che diventò una puttana per tutti e si ruppe. Enzo fece la belva gelosa, tentò lui, che non sapeva niente di Radio Elettra, un’ impossibile riparazione “dentro” estraendo avvolgimenti elettrici, valvole, telaietti metallici, come viscere, ma il Geloso morì.


Era maggio, alla fine della scuola. Il Geloso non serviva più. Neanche la gelosia di Enzo.


Da “UT” n.24,  gennaio/febbraio 2011, “LA GELOSIA” [ http://www.ilmondodiut.blogspot.com/ ]
 

13. 02. ’11                                                            PGC










27 Febbraio 2011 alle 13:45 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |
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