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Platinette @ “Popsophia”: il travestimento più vero del vero

di | in: Cultura e Spettacoli

Platinette_foto di Luigi Gasparroni

LA PIOGGIA NON FERMA POPSOPHIA.
 

CIVITANOVA MARCHE – 24/07/2011 – Si chiude questa sera (domenica) con gli interventi di Barbara Alberti, Iginio Straffi e Leonetta Bentivoglio (per la prima nazionale del film di Saburo Teshigawara) il secondo week end di Popsophia. Un finesettimana dedicato al Fashion, in parte disturbato dalla pioggia che però non ha scalfito la voglia di riflettere sul pensiero contemporaneo delle migliaia di spettatori che anche sabato sono saliti a Civitanova Alta, nonostante il cielo minacciasse maltempo.
Il week end, a dire il vero, si era aperto con una serata mite ad accompagnare Umberto Curi e Remo Bodei alla ricerca del significato della moda, proprio a Civitanova, una delle città del Centro Italia che dell’industria del fashion ha fatto il proprio modello sociale. Due visioni diverse quelle dei due filosofi. Da una parte Curi che ha frantumato l’idea di una moda legata all’eccentricità delle passerelle riconducendola all’etimologia della parola latina modus: misura, regola, limite, ovvero la moderazione che, come ci ricorda Orazio, è canone primo che rende le cose giuste solo se misurate. Dall’altra Bodei che aggira il concetto di limite e riconduce il fashion al francese façon, “maniera”. Maniera che nell’età moderna escludeva tutto ciò che era nuovo, fino all’avvento del pensiero galileano, quando tutto si trasforma in innovazione. Ed è ad esso che è legata la moda, un rinnovamento continuo di fantasia e ricerca, “doti da italiani – secondo Bodei -, gente che riesce ad unire creatività e razionalità”.
Sabato è stata l’attesa serata di Platinette, preceduta dall’inaugurazione della mostra fotografica “Stockolm – Tokyo and in between”, durante la quale l’autore, il fotografo internazionale Bengt Wanselius, ha illustrato quindici anni nel mondo della danza a fianco di Saburo Teshigawara, Mats Ek, Mikhail Baryshnikov e Ana Laguna.
Piazza naturalmente gremita per ascoltare “l’ultima vera diva”, così Mauro Coruzzi, in arte Platinette è stato introdotto dal direttore artistico Ercoli, il quale ha poi ha indirizzato l’intervista sui temi della doppia identità, dei mass media e soprattutto della maschera.


Platinette ha raccontato gli inizi della propria carriera quando si faceva chiamare “Oscar Selvaggia”, un tributo ad Oscar Wilde e segno evidente che nel suo trasformismo era già ben radicata una profonda cultura umanistica. Quindi ha parlato di realtà e finzione, di “persona e maschera” e dell’elaborazione del doppio e dell’identità. Una serata dunque solo in parte rovinata dalla pioggia e proseguita con una visita a sorpresa nel Chiostro di San Francesco, nella postazione di Vitality’s dove fra hair stylist e consulenti trionfa l’apparenza e la cura di sé. Qui la discussione è proseguita e Platinette ha continuato a raccontarsi. Dagli esordi con Maurizio Costanzo alla piena consapevolezza di un sé che è doppio “peso molto – ha scherzato – perché sono due persone in una”, alternando ironia e leggerezza ad assunti filosofici di matrice classica. Come il tema della maschera che si contrappone al latino “persona-ae”. Ma proprio con il termine ‘persona’ i romani indicavano la maschera che gli attori indossavano a teatro. E poi Freud, Jung e la “persona” che indica la “maschera” che l’individuo assume nelle relazioni con ciò che lo circonda. Ecco allora che forse nel travestimento si nasconde una parte dell’io reale che rimarrebbe altrimenti celato sotto la coltre del conformismo sociale. Anche a Civitanova Platinette ha concluso ‘urlando’ il suo essere trans (dal latino “al di là, oltre”) ‘vestitus’ eccessivo e improbabile. Anzi più è improbabile il travestimento, più Platinette è vera.
La serata è poi proseguita con i tutto esaurito in teatro, per lo spettacolo su D’annunzio di e con Sergio Carlacchiani e al caffè letterario, per “Le maschere di Eros” di Marco Vozza e “Il corpo di Diotima” di Patrizia Caporossi.
La conclusione a sorpresa è stata lo spettacolo dei Jang Senato, i quali dopo aver smontato tutti gli strumenti per la pioggia, hanno ricomposto un piccolo palco unplugged davanti all’american bar di Stefano Renzetti, nel cortile dell’ex liceo, dove una folla di ragazzi è restata fino alle due del mattino per ascoltare i vincitori di Musicultura e finalisti del premio Tenco.
Oggi (domenica) giornata con lo sguardo all’insù per capire se confermare gli spettacoli all’aperto o se spostare nella palestra dell’ITC gli eventi previsti in Piazza e in quella di palazzo Ciccolini, il Chiostro di Sant’Agostino.




24 Luglio 2011 alle 17:03 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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