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E… state alla Palazzina con il V “Festival di Musica e Liuteria per amore, arte e scienza”.2

di | in: Cultura e Spettacoli, Primo Piano

violino – Castelli

Storia locale, alto artigianato liutario e grande musica alla Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto: prosegue il Festival “Musica e Liuteria per amore, arte e scienza”, un modo innovativo per rappresentare alcune eccellenze del territorio.


SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Continua la rassegna ideata da I Solisti Piceni e omaggiata con medaglia Premio di Rappresentanza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dato l’alto valore dei contenuti espressi.

Oggi il Festival è dedicato alla figura di Giovanbattista Mancini, cantante castrato nato ad Ascoli Piceno nel 1714 e morto a Vienna nel 1800.

L’ensemble de I Solisti Piceni, per l’occasione composto da Piergiorgio Troilo e Alberto Fabiani violini, Alessandro Ascani viola, Daniela Tremaroli violoncello, Luca Magni flauto e Maria Teresa Basti clavicembalo, si esibirà nel programma “Settecento Barocco” (Pergolesi, Vivaldi e Bach).

Gioiello della serata, la prima esecuzione assoluta di una sonata per clavicembalo composta da Giovanbattista Mancini nel 1780, recentemente reperita in un monastero toscano.

Nella Palazzina, oltre a un’interessante mostra di strumenti musicali di liuteria Picena (autori Vincenzo Agostini, Cesare e Piero Castelli, Luigi Ciotti, Walter Gentili, Guido Leoni, Pier Filippo Melchiorre, Emidio Pignotti, Giuseppe Quagliano, Luigi Sabbatini, Albino Scarpantoni, Remo Schiavi, Ezio Tanzi, e molti altri), resta in esposizione, sino a domenica 21, la storia del percorso artistico dei due cantanti Piceni, Giambattista Mancini e Silvio Giorgetti.

Qualche cenno su Mancini: dopo aver subito l’evirazione, studiò canto dall’età di 12 anni a Napoli, con Leonardo Leo (San Vito degli Schiavoni 1694 – 1744), a Bologna con il famoso castrato Antonio Maria Bernacchi (Bologna 1685 – 1756) e con Padre Giovanni Battista Martini (Bologna 1706 – 1784, insegnante tra gli altri di Christian Bach, Gluck e Mozart).

La carriera di cantante iniziò all’età di 14 anni, nei ruoli di Sacerdote e Tevere, nell’opera “Porsena” di Antonio Lotti, rappresentata durante il carnevale del 1728 nel teatro di corte di Monaco.

Calcò le scene dei principali teatri dell’epoca (Valle di Roma, Pergola di Firenze, dal Tron di Venezia, Regio di Torino, Torre Argentina di Roma, ecc.), cantando in cast con i maggiori castrati del ‘700 (Giovanni Carestini detto il “Cusanino”, Carlo Broschi detto “Farinelli”, e Gaetano Majorano detto “Caffarelli”).

Grazie a questa importante carriera, fu chiamato nel 1757 a Vienna in qualità di Maestro di canto della corte e della famiglia imperiale.

All’epoca regnava l’Arciduchessa Maria Teresa d’Asburgo ed il figlio Giuseppe II.

Mancini, tra i compiti principali, ebbe l’educazione nel canto delle otto arciduchesse figlie di Maria Teresa: Maria Anna, Maria Cristina, Maria Elisabetta, Maria Amalia, Maria Giovanna, Maria Giuseppina, Maria Carolina (futura regina del Regno delle Due Sicilie) e Maria Antonia (futura regina di Francia, decapitata durante la rivoluzione francese), oltre che la cura dell’allestimento di eventi musicali presso le varie residenze imperiali.

Il nostro cantante visse in una Vienna ove operavano Pietro Metastasio, Christoph Willibald Gluck, Franz Joseph Haydn, Antonio Salieri, Wolfgang Amadeus Mozart e con alcuni di essi ebbe frequenti contatti.

Pubblicò nel 1774 un trattato dal titolo “Pensieri e riflessioni pratiche sopra il canto figurato”, dedicandolo all’arciduchessa Maria Elisabetta e che viene considerato ancora oggi il più autorevole di quel secolo sull’argomento.




Palazzina Azzurra


In un contesto di forte declinoindustriale della vallata del Tronto, tutti condividono l’idea che una dellebranche economiche da sviluppare con determinazione sia quella turistica.




Al fine di rendere produttivoal massimo questo comparto economico, appare indispensabile qualificare sempredi più l’offerta dell’intrattenimento, adeguandola alle richieste di quello chepuò essere considerato il nostro maggior mercato di riferimento: l’Europa.

Ma per essere attrattivi versoquesto mercato occorre fare un ulteriore salto di qualità negli eventi proposti,intercettando quanto più possibile i gusti e le esigenze di un visitatore colto.

Tra i vari argomenti daproporre, la storia delle nostre tradizioni musicali va considerato strategico,perché in grado di caratterizzare in maniera originale il territorio: la mostradi strumenti musicali e il percorso artistico dei due musicisti del‘700 checelebriamo dal 18 al 21 agosto in Palazzina ne sono un piccolo ma significativo esempio.

Altro elemento essenziale peruno sviluppo dell’offerta culturale posta al servizio della crescita economica, è il definitivo superamentodelle divisioni territoriali.

San Benedetto deve essereconsiderata a pieno titolo la porta del Piceno; il primo approdo di un cammino checonduce al nostro gioiello più bello, Ascoli.

E il Piceno deve venireraffigurato all’esterno, con maggiore determinazione, come un’unica città contanti quartieri che collaborano traloro, soprattutto in ambito culturale.

Simbolicamente la mostra che proponiamo celebra assieme il percorso artistico di un musicista di Ascoli e uno diSan Benedetto: le nostre due maggiori realtà cittadine, troppo spesso divisedal campanilismo.

In questi semplici concetti èracchiuso il modello culturale che la nostra associazione intende proporre atutte le forze positive del territorio.

E lo fa attraverso un prodottodi qualità chiamato “I Solisti Piceni”.

Un nome in grado dirappresentare l’intero territorio; un’iniziativa a basso impatto finanziario maad alto contenuto culturale.

Un ensemble composto daprofessionisti locali, che fa della riscoperta e valorizzazione di compositori,musicisti e liutai Piceni il suo principale cavallo di battaglia.

Un cordiale saluto

Associazione Suoni dal Piceno

Il presidente

Dr. Massimo Di Sabatino




19 Agosto 2011 alle 0:46 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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