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Spain, l’atteso ritorno di una cult-band. Intervista a Josh Haden

di | in: Interviste

“The Soul Of Spain” (Glitterhouse, 2012)

Chi ha amato i solchi di “The Blue Moods Of Spain” e di “She Haunts My Dreams” non può che rallegrarsi per l’uscita di “The Soul Of Spain”, nuova raccolta di inediti della band americana appena pubblicata dalla Glitterhouse. Nonostante il precedente album risalga al 2001, il tempo per gli Spain sembra non essere passato: canzoni come “Without A Sound”, “I Love You”, “I’m Still Free” sembrano arrivare direttamente dagli anni Novanta, quando gli Spain erano tra le band culto del cosiddetto movimento slowcore. Attorno a Josh Haden, da sempre autore, cantante, bassista e leader indiscusso, nonché figlio di cotanto padre (Charlie Haden è uno dei più grandi contrabassisti della storia del jazz), un gruppo totalmente rinnovato in cui spiccano le sei corde di Daniel Brummel.

Abbiamo colto l’occasione per rivolgere alcune domande a Josh Haden.


Come va? Vivi sempre in California?

Bene. Sì, vivo sempre a Los Angeles.

Sei eccitato per l’uscita del nuovo album degli Spain?

Assolutamente. Come sai sono passati più di dieci anni dall’uscita del nostro ultimo album, così questo momento non può che essere tremendamente eccitante per me.

Musicalmente che tipo di album è “The Soul Of Spain”?

Hmmm… musicalmente ci sono davvero tante cose nel nuovo album. Ci sono canzoni, come “Only One”, “I Love You”, “Miracle Man” che avevo scritto per gli Spain negli anni Novanta ma che per un motivo o per l’altro non sono mai state registrate, e ci sono canzone più recenti che secondo me hanno un’affinità country con le canzone più vecchie, e poi “Because Your Love”, che è qualcosa di diverso, un pezzo più veloce, pieno di chitarre distorte. Diciamo che, essendo passato così tanto tempo tra questo album e il precedente, è come se io mi fossi sentito più libero di mescolare idee diverse e stili musicali diversi.

Dal punto di vista dei testi, sei sempre molto essenziale ed elegante. Hai un metodo di scrittura?

Ti ringrazio. In realtà no, non ho un metodo preciso di scrittura. Ti dirò di più: potrei essere lo scrittore più indisciplinato del mondo. Mi può capitare, per dire, di scrivere canzoni mentre lavo i piatti.

Qual era il tuo mood durante la lavorazione dell’album?

Felice.

La lineup degli Spain è tutta nuova. Puoi presentarci i nuovi musicisti?

Sono grandi musicisti e anche grandi autori, ciascuno di loro. Matt Mayhall, il batterista, e Randy Kirk, che è tastierista e chitarrista, suonano con me ormai dal 2004, quando pubblicai il mio primo disco solista. Daniel Brummel, invece, la chitarra solista, si è aggiunto a noi circa tre anni fa. Suona anche in una band chiamata Ozma e anche nei Sanglorians.

Qual è la differenza più importante per l’industria musicale tra gli anni Novanta e il 2012?

Sicuramente la possibilità per gli artisti indipendenti di far ascoltare la propria musica ad un pubblico vastissimo, cosa impensabile negli anni Novanta. Tutto merito di internet.

Che rapporto hai con i tuoi fan?

Credo di poter dire di avere un ottimo rapporto con I fan. E che, se non fosse stato per il loro sostegno, gli Spain non avrebbero fatto un nuovo album.

Cosa stai ascoltando in questo momento?

Bon Iver. Amo Bon Iver.




9 Maggio 2012 alle 22:30 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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