Benvenuto e Buona Navigazione, sono le ore 19:10 di Dom 28 Apr 2024

Rassegna Perugini: La compagnia Nautilus di Vicenza porta al Lauro Rossi la sua “Prima pagina”

di | in: Primo Piano

Prima pagina

Per la quarta domenica, la commedia nota al grande pubblico grazie al film di Billy Wilder


MACERATA – Forse manca un po’ di brillantezza e di cura nella “Prima pagina” andata in scena ieri pomeriggio al Lauro Rossi per il quarto appuntamento del Festival Macerata Teatro, 44° Premio Angelo Perugini. Della celebre e scanzonata commedia di Billy Wilder con Jack Lemmon e Walter Matthau rimane forse poco e si intende come a fare la differenza non sia tanto il testo in sé, quanto la resa e la lettura dello stesso. Più che alla commedia del ’74, il regista della compagnia Nautilus di Vicenza, Piergiorgio Piccoli, si è attenuto al testo originale, nato appositamente per il teatro, quello di Ben Hecht del 1928. Prima ancora che il sipario sveli la scena, un motivetto swing ci suggerisce una dimensione d’oltreoceano anni ’50. Siamo difatti a Chicago, nella sala stampa di un tribunale, e un capannello di giornalisti in attesa dell’esecuzione dell’anarchico Earl Williams, inganna il tempo giocando a carte. Sullo stesso tavolo quattro telefoni, alle loro spalle una finestra inquadra un cielo azzurro e una porta sormontata da un orologio che segna le otto e mezza. Poi un armadio a muro e un tavolo con una macchina da scrivere.

Stranamente in ritardo, la punta di diamante dell’Examiner, il giornalista Hildy Johnson. Il motivo è semplice: ha deciso di abbandonare il mondo grottesco del giornalismo per sposare una ricca donna e andare a lavorare nello studio pubblicitario del suocero. In attesa del drastico,o forse no, (breve a quanto pare è il passo da venditore di notizie a venditore di prodotti), cambiamento di vita, Johnson è chiamato ad occuparsi della faccenda giudiziaria.

Tra la direttrice dell’Examiner, Matilde Burns, che ostacola il matrimonio per non perdere il suo miglior giornalista, l’evasione del pericoloso criminale, le collusioni tra politica e polizia corrotta, il condono della pena, il sotterfugio, l’inganno e l’equivoco, la commedia scivola leggera per due atti.

Tanti i temi di riflessione che lo spettacolo suggerisce, dalla pena di morte all’omosessualità, sempre con un taglio comico a dire il vero, a quello più scottante del rapporto tra verità e potere. È al personaggio più umile, la cameriera, che si affida infatti l’onere e l’onore di rivelare la più triste delle posizioni: i giornalisti sono coloro che non hanno mai una notizia che abbia un fondo di verità.

È in questo mondo corrotto, che l’autore sceglie di raccontare sul filo del riso, che si svolge l’azione.

Ciò che stride è la poca cura nell’allestimento dello spettacolo. Ad iniziare dalle piccole sbavature date dalla scelta di un armadio a muro che mai sarebbe potuto essere calato dalla finestra, così come discusso e pensato dai personaggi della storia nel copione originale. Dall’orologio costantemente inchiodato sullo stesso orario anche nella ripresa del secondo atto, alle scarpe del detenuto, troppo “alla moda” per essere degli anni ’50.

Per quel che concerne la recitazione poi, essa cade in uno degli errori più comuni: confondere la concitazione e il ritmo tipici del guizzo della commedia brillante con l’urlato. Si respira poco tra una battuta e l’altra e il rischio è quello di costringere lo spettatore all’apnea più che trasportarlo sull’onda alta dell’ilarità.

Tuttavia interessante appare la scelta di un testo che, sebbene in modo leggero, appare tagliente nell’affondare la lama nel mal costume politico e sociale. Vestita di ironia se ne sta la più dura delle denuncie: “I giornalisti! Un branco di analfabeti con la forfora sul collo e le pezze al culo che spiano dai buchi delle serrature e svegliano la gente nel cuore della notte per domandargli se hanno visto passare un bruto in mutande; che rubano alle vecchie madri le fotografie delle figlie violentate in Oak Park, e tutto perché? Perché un milione di commesse e di mogli di camionisti ci piangano sopra. E poi, il giorno dopo, la prima pagina serve per incartare un chilo di trippa”.

E il pubblico pare apprezzare.





29 Ottobre 2012 alle 20:03 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

Ricerca personalizzata