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Botteghe di Mestiere

13 mar 2013
PRESENTATO IL PROGETTO “BOTTEGHE DI MESTIERE” , AVVIATO NELLE MARCHE CON IL FINANZIAMENTO DI ITALIA LAVORO. PARTECIPANO TOD’S , LORIBLU E SAINT ANDREWS.

“In una fase difficile come quella attuale occorre favorire tutte le opportunità che si presentano per combattere la disoccupazione. In una regione come la nostra , dove solo per il 15% delle imprese esiste un ricambio generazionale da titolare a figlio o a management, è necessario puntare a percorsi formativi di specializzazione in manifatture di qualità accompagnando il giovane ad inserirsi nel mondo del lavoro. Troppo spesso assistiamo a mancanze di figure specializzate richeste dalle aziende, che potrebbero inserirsi facilmente nel mondo del lavoro. Ecco quindi che La Regione Marche ha aderito con entusiasmo al progetto “AMVA” di Italia Lavoro con l’obiettivo di favorire e incrementare l’occupazione giovanile nell’ambito del settore artigiano-imprenditoriale. “ Sono le parole di commento dell’assessore regionale alla Formazione –Lavoro, Marco Luchetti in apertura della conferenza stampa di oggi in Regione dove è stato presentato il progetto Botteghe di Mestiere finanziato da Italia Lavoro – Agenzia tecnica del Mnistero del lavoro con 1 milione di euro sul nostro territorio, e che coinvolge nove imprese marchigiane e oltre 240 giovani in vari settori produttivi. Sei iniziative sono già state avviate nei settori della fabbricazione di strumenti musicali nella Provincia di Ancona, dei lavori di costruzione specializzati nell’edilizia nella Provincia di Ascoli Piceno, due nel settore delle calzature nel fermano, due nel settore moda e del tessile nella Provincia di Macerata. Sono in fase di avvio le botteghe di mestiere specializzate nel settore della costruzione, fabbricazione metalli e macchinari e nel settore della fabbricazione di calzature nella Provincia di Fermo e la bottega di mestiere specializzata nel settore moda e tessile per la Provincia di Pesaro. “Ciò che stiamo realizzando con il progetto Botteghe di Mestiere – ha affermato il presidente e amministratore delegato di Italia Lavoro Paolo Reboani – è un binomio virtuoso, sancito dalla riforma dell’apprendistato, tra meccanismi di ingresso nel mercato del lavoro e formazione in azienda, con l’obiettivo di aumentare l’occupazione e accrescere il capitale umano dei giovani. Credo anche che questa iniziativa sia importante per rivitalizzare il tessuto produttivo delle nostre imprese, in questo caso una parte dell’eccellenza del made in Italy, e per rivalutare il lavoro artigianale che tanto ha contribuito alla diffusione internazionale del made in Italy. Se le Marche sono state un modello imprenditoriale negli anni ’70 , ora stanno diventando un modello per le politiche del lavoro con cui Italia Lavoro sta collaborando ottimamente”. Attraverso l’attivazione di percorsi sperimentali di tirocinio, la Bottega di Mestiere, modello rappresentato da un’impresa singola o da un consorzio di imprese e laboratorio artigianale, si propone di favorire la trasmissione di competenze specialistiche verso le nuove generazioni, rafforzare l’appeal dei mestieri tradizionali, favorire il ricambio generazionale e stimolare la nascita di nuova imprenditoria nel segno del Made in Italy. Il progetto mette a disposizione una borsa mensile di 500 euro per ogni partecipante, che ha la possibilità di acquisire conoscenze, competenze e capacità per trovare un’occupazione o per avviare un’attività artigianale in proprio. Ogni ciclo di tirocinio prevede l’inserimento in bottega di 10 giovani. Gli aspiranti tirocinanti, interessati a partecipare alle attività di Bottega di Mestiere, possono iscriversi attraverso il sistema informatico. Le aziende vincitrici beneficiano di un contributo di 250 euro mensili per ciascun tirocinante. Per ciascuna bottega, che opera nei territori a livello provinciale, sono selezionati 30 giovani disoccupati o inoccupati che svolgono un tirocinio di 6 mesi. Nel corso della prima fase del progetto sono state selezionate 62 botteghe, che hanno avviato il primo ciclo di tirocini all’inizio di questo anno e che alla fine coinvolgeranno oltre 1800 ragazzi. Attualmente è in corso la seconda tornata che vede la partecipazione di oltre 1400 giovani in tutta Italia, più di 500 le imprese o aggregazioni di imprese, per lo più dei settori della moda e dell’enogastronomia. Tra le aziende ammesse al finanziamento per la Bottega ci sono infatti grandi laboratori di sartoria come Saint Andrews nelle Marche e poi industrie delle calzature prestigiose come Tod’s e Loriblu. E Annarita Pilotti, titolare della Loriblu d Fermo ha detto di essere “veramente orgogliosi di partecipare al progetto “Botteghe di Mestiere”, perché unisce due temi che abbiamo a cuore: i giovani ed il made in Italy. Nel settore calzaturiero, forse proprio per combattere la crisi, molti scelgono di delocalizzare la produzione all’estero perché vengono abbattuti i costi di manodopera, noi contrariamente abbiamo sempre scelto di investire nelle Marche. Grazie a questa iniziativa, alcuni giovani avranno la possibilità di imparare un mestiere, e noi metteremo a loro disposizione tutta la nostra esperienza e la nostra professionalità, per permettere loro di crescere e di specializzarsi. Questo perché riteniamo che i giovani vadano aiutati non solo a parole, ma anche con l’esempio e con i fatti: la nostra azienda ci crede a tal punto che ha recentemente lanciato un concorso di stilismo, “Arte d’Impresa”, rivolto proprio a loro, e che permetterà ai vincitori di vedere realizzate le loro creazioni e di entrare nel nostro ufficio stile per un’esperienza lavorativa.” Ugualmente l’amministratore delegato di Saint Andrews d Fano, Pierluigi Canevelli ha sottolineato la validità del progetto e l’esigenza e utilità di cambiare mentalità per la riscoperta di mestieri altrettanto nobili come l’artigiano. Canevelli ha anche evidenziato che il concetto di considerarsi ancora come un’unica grande sartoria fatta di 180 persone, ha permesso di affermarsi nel mercato internazionale di alta gamma, ricordando anche di aver potuto superare momenti di crisi nel 2009 grazie ai contratti di solidarietà stipulati con la Regione Marche. E’ intervenuto inoltre il vicepresidente d Confindustria Marche Sandro Bertini mettendo in luce la riflessione che possiamo mantenere ancora una credibilità all’estero grazie allo straordinario tessuto imprenditoriale delle PMI che per questo vanno agevolate e di cui le Marche rappresentano un signficativo segmento qualitativo. “Puntare ancora sulla creatività e il talento dei giovani – ha concluso – è una mossa vincente in un contesto avverso“


DIFESA DELLA COSTA, LA REGIONE ADERISCE ALLA ‘CARTA DI BOLOGNA 2012’.

Collaborare a difesa della costa, dello spazio marittimo e del litorale: fa appello alla costruzione di una rete di forze tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo la ‘Carta di Bologna 2012’ elaborata nell’ambito del progetto di cooperazione transnazionale ‘Maremed’ di cui la Regione Marche è partner. La Giunta regionale aderisce al documento, condividendo finalità e contenuti, e demanda all’assessore per la Difesa del suolo e della Costa, Paolo Eusebi, la sottoscrizione: “La ‘Carta di Bologna 2012’ rappresenta un valido strumento di cooperazione tra le Regioni mediterranee – evidenzia l’assessore Eusebi – per la definizione di azioni comuni sulla gestione integrata delle zone costiere e dello spazio marittimo, per la lotta agli inquinamenti accidentali, per l’adattamento delle zone costiere ai cambiamenti climatici, la mitigazione dei rischi per le alluvioni, l’erosione dei litorali. Questioni di massima urgenza da affrontare strategicamente e concretamente con queste specifiche politiche europee”. In particolare, la ‘Carta di Bologna 2012’ si propone di rappresentare, da parte della Regioni mediterranee, un veicolo di proposte concrete di strategie europee da realizzare nel periodo di programmazione 2014/2020. “E’ necessaria per sollecitare specifiche politiche e favorire il rafforzamento del ruolo delle Regioni mediterranee nell’ambito delle politiche europee costiere e marittime – sottolinea Eusebi – La Carta si propone di formulare un Macroprogetto per tutta l’area del Mediterraneo, coinvolgendo le Istituzioni Europee, partendo dalla premessa che le zone costiere rientrano tra le aree territoriali maggiormente minacciate dagli effetti dei cambiamenti climatici, esposte a fenomeni erosivi e a rischi di ingressione marina”. Sono le pubbliche amministrazioni costiere a svolgere un ruolo fondamentale e a dover affrontare la sfida dei cambiamenti climatici focalizzando la loro azione sulla pianificazione territoriale sostenibile, il corretto uso dei sedimenti e delle risorse naturali, l’approccio integrato nella gestione costiera e nella programmazione degli interventi. “La difesa e la ricostruzione del territorio costiero – conclude l’assessore – vanno considerate strategiche così come l’energia, l’acqua e il suolo agricolo”.

ASSESSORE DONATI SU INCHESTA ECOENERGIA

“La notizia dell’inchiesta mi ha lasciato sbalordito”. Così l’ assessore all’Energia Sandro Donati in merito alle indagini in corso per la cosiddetta inchiesta Eco- energie. “Tutto quello che so – prosegue Donati – l’ho appreso dagli uffici della Regione dove sono stati acquisiti gli atti da parte della Guardia di Finanza e dagli articoli pubblicati oggi dai giornali. Quello che mi auguro ovviamente è che innanzitutto venga stabilita la verità e che i tecnici coinvolti possano dimostrare la loro estraneità ai fatti contestati. Estraneità che comunque contraddistingue l’Assessorato che non è assolutamente coinvolto nell’inchiesta. Non ci sono mai state infatti azioni di carattere politico sui procedimenti autorizzativi in questione in quanto il compito dell’assessorato è solo quello di dare le linee guida. Abbiamo sempre agito nella totale trasparenza e per questo motivo siamo pronti a fornire la massima collaborazione alle indagini per arrivare ad un completo chiarimento di quanto accaduto”.


Riorganizzazione delle rete di soccorso, più mezzi a disposizione del territorio

Mezzolani: “Investimento ulteriore per dare garanzie ai cittadini e accompagnare il riordino ospedaliero”


Una nuova organizzazione della rete territoriale di soccorso per accompagnare il riordino delle strutture ospedaliere senza penalizzare i cittadini, ma incrementando le opportunità di assistenza. La Giunta regionale ha recepito le disposizioni proposte dal Comitato di coordinamento del sistema sanitario regionale, ispirate alla razionalizzazione dei servizi e ad assicurare una presenza medica qualificata in ogni punto della regione. L’atto verrà formalizzato nei prossimi giorni. La ridefinizione del sistema di soccorso prevede un’organizzazione unitaria su tutto il territorio regionale, con a capo l’Asur (Agenzia sanitaria unica regionale), gestita, attraverso procedure condivise, dalle Centrali operative del 118. È prevista una diversa dislocazione degli attuali mezzi di soccorso e un loro potenziamento rispetto agli standard nazionali. La nuova dotazione prevede tra i 18 e i 23 mezzi in più degli standard di legge. A regime, nelle Marche, la nuova rete di soccorso sarà costituita da 2 eliambulanze (con rianimatore, infermiere, pilota e tecnico di volo), 28 ambulanze con medico e infermiere; 15 ambulanze con infermiere; 47 ambulanze con volontari. Vengono garantite, inoltre, ulteriori quattro ambulanze (con medico e infermiere a bordo), una per ciascuna centrale operativa del 118, per incrementare la risposta di soccorso in caso di necessità. Rispetto agli standard nazionali, che indicano – per le Marche – una necessità tra i 71 e i 76 automezzi, la nuova riorganizzazione regionale ne destina all’emergenza attorno alle 96 unità.

“La riorganizzazione della rete territoriale di soccorso non prevede riduzione di costi per recuperare parte del minor finanziamento 2013 (pari a meno 188 milioni di euro) rispetto al 2011, ma anzi comporta un investimento ulteriore, tenendo conto che già ora i mezzi di soccorso in attività sono superiori a quelli che dovremmo avere sulla base degli standard – commenta l’assessore alla Salute, Almerino Mezzolani – Una scelta che abbiamo operato per coprire in modo adeguato il territorio di Area vasta, garantendo i servizi anche all’entroterra montano particolarmente ampio e con popolazione scarsa. La razionalizzazione della rete ospedaliera e territoriale di soccorso, dettata dalle esigenze di contenimento della spesa, nelle Marche non penalizza i livelli qualitativi dei servizi per il cittadino”.

“La caratteristica del servizio sanitario regionale è rappresentata da un numero importante di ospedali: ben 33, 15 dei quali con posti letto compresi tra 20 e 68; numero insufficiente, per gli standard scientifici attuali, a garantire sicurezza di cure per l’acuzie – continua Mezzolani – Da qui la necessità di trasformare questi Ospedali in Case della salute, dedicate a funzioni di tipo territoriale o di lungodegenza, lasciando ai presidi ospedalieri di Area vasta e alle Aziende (Ospedaliera, Ospedaliero universitaria e Inrca) le funzioni per l’acuzie. La nuova organizzazione a rete consente di superare la frammentazione ospedaliera, ma può funzionare solo in presenza di una rete di trasporti di emergenza diffusa sul territorio che intendiamo rafforzare con l’atto che andremo ad approvare”.

I due pilastri della nuova organizzazione sanitaria poggiano su una rete di strutture e di servizi differenziati per intensità di cure (acuzie, post acuzie, riabilitazione, domicilio) e su un sistema di trasporti sanitari e di emergenza in grado di portare il paziente nella sede giusta e nel tempo giusto. La nuova riorganizzazione della Rete dell’emergenza-urgenza rappresenta una parte del percorso da completare, attraverso modifiche alle leggi regionali di settore (36/98 e 13/08), per accompagnare la riconversione dei piccoli ospedali stabilita dal Piano regionale 2012/2014. Per quanto riguarda l’emergenza, le prossime tappe riguarderanno il ruolo della Continuità assistenziale (medici di medicina generale, pediatri, guardia medica, specialisti ambulatoriali); la modifica del rapporto convenzionale dei medici del 118 (assunzione in ruolo per quanti ne hanno titolo); il potenziamento delle funzioni dell’infermiere professionale.




13 Marzo 2013 alle 18:53 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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