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Sotto la tettoia con le rime di vento della poetessa Enrica Loggi

di | in: Primo Piano

Enrica Loggi con Rosita Spinozzi

di Rosita Spinozzi

 

 

GROTTAMMARE – È proprio vero che per mettersi al riparo dalle cattive lune basta recarsi sotto la tettoia. Soprattutto quando si è in compagnia della poetessa Enrica Loggi, e quando ‘la tettoia’ in questione è un suggestivo spazio ricavato all’interno della villa della famiglia Cameli in zona Valtesino di Grottammare, un tempo storica cantina di fine Ottocento, di cui sono proprietari la signora Luciana e suo fratello Vincenzo, artefici di un accurato restauro filologico che ha permesso di ricreare la medesima atmosfera dell’epoca in cui è stata edificata. Un luogo meraviglioso immerso nel verde, dove la frase ‘sotto la tettoia al riparo dalle cattive lune’ sta a sintetizzare gli incontri tra poesia, letteratura, arte e musica che vengono organizzati ogni anno per dare il benvenuto e l’arrivederci all’estate nello spazio all’aperto che un tempo era il cuore dell’intero opificio. Protagonista assoluta della serata, Enrica Loggi, che prosegue il suo cammino nella poesia: suo pane, suo presente. Enrica che non è stanca di credere al valore del verso, allo sguardo che penetra ed assolve, alla poesia che resiste. Perché per lei stessa è un modo di ‘agere contra’. Lo dimostra chiaramente il suo libro di liriche ‘… A una rima di vento’, sessanta poesie a cui fanno da corollario alcuni disegni dell’artista Giancarlo Orrù, presentato in una gremita tettoia dalla giornalista e scrittrice Antonella Roncarolo, con la voce recitante del regista ed attore Piergiorgio Cinì, e l’accompagnamento musicale di una giovane stella lucente, il diciassettenne Lorenzo Evangelisti, studente del liceo scientifico ‘B.Rosetti’ di San Benedetto del Tronto, che ha dato prova del suo poliedrico talento intervallando i versi di Enrica con il canto, la chitarra ed il flauto traverso. Versi che difendono la ‘pietas’ calpestata nei rapporti di potere, la tenerezza e il pregio della meditazione contro l’oblio che si pone come una nefasta alchimia nel mondo dei valori. «Il mio è un viaggio dentro la parola che dura da anni, e si rinnova nella fiducia in un ‘altrove’ che possa avvolgere, che possa consegnarsi a ciascuno come un dono inaspettato. Un altrove che contenga, in un gioco di rimandi, una perla fraterna, un patto d’affezione» spiega Enrica, che trae l’ispirazione più forte dalla natura vista nei suoi mille volti arborei e nelle sue umili creature. Una poetica ben introdotta da Antonella Roncarolo che, come sempre, riesce a trasmettere l’essenza interiore di Enrica, la sua anima delicata, la sua poetica lieve e al tempo stesso graffiante, l’animo nobile di una donna che ha fatto della poesia una ragione di vita. Enrica ha gli occhi che brillano d’infinito, di amore immenso per il creato; di pura gioia per le cose autentiche, persino per un raggio di sole che illumina un ciglio di strada campeste. Motivo per cui Antonella ha scelto di presentare il libro di Enrica dividendolo in quattro ‘quadri’, attraverso i quali poter instaurare un dialogo con l’autrice: il vento, la luce, la presenza, la natura. E per il vento, Antonella ci ha fatto tornare alla memoria quello della scrittrice siciliana Chiara Palazzolo, prematuramente scomparsa poco più di un anno fa. Per Enrica, invece, il vento muove le pagine del Tempo. A volte chiude bruscamente il libro. «‘Luce bianca, convivio dei recenti mattini’, recita un mio verso. La luce è un banchetto celeste. Le presenze? Come quella della bambola Anna Dora, ci sono presenze inanimate che hanno il potere di rianimare tanti rapporti di vita tra passato e presente» spiega la poetessa «Per quanto riguarda la natura, adoro l’umiltà dei cigli di strada campestre. Si vestono di fiori gialli, bianchi, di papaveri, di avena nella grande parata di ogni stagione». Sorprendente la seconda parte della serata, durante la quale Enrica Loggi ha stupito i presenti dando prova della sua straordinaria verve comico-teatrale con l’interpretazione dei brani in dialetto ‘Una sère d’aoste nghe la lone’, ‘Jeve la uerre’, ‘Lu vredette’, nei quali appare anche l’esilarante personaggio di Tufilla, sambenedettese verace nonché femminista ante litteram che rivendica i propri diritti puntando il dito contro la supremazia maschile. Ed è proprio nei panni di Tufilla che Enrica ha dato vita ad un autentico spaccato di altri tempi, con movenze e parole degne di una consumata attrice di teatro. Un talento naturale che ha sbalordito quella parte di pubblico che conosceva soltanto l’aspetto aulico della sua poesia, ignorando l’esistenza degli irresistibili brani nati nelle sere d’estate che Enrica ha trascorso con gli amici, in tempi senza telefonini e computers. Brani cresciuti negli anni per poi agglomerarsi in vere pièces teatrali. Tufilla, ad esempio, è stata un personaggio di ‘Adriatico, canto per la memoria’ di Re Nudo, rappresentato nel 1997 al Teatro Concordia di San Benedetto del Tronto. Ed è stata proprio Tufilla ad entusiasmare in modo particolare un’ospite illustre della serata come la docente universitaria e scrittrice Brunilde Neroni, figlia del celebre basso lirico ripano Luciano Neroni, italianista e orientalista da sempre impegnata sul fronte dell’ecumenismo e del pacifismo. La serata si è conclusa con un tripudio di applausi rivolti ad Enrica, ed estesi al suo giovane nipote musicista Lorenzo Evangelisti, alla professionalità di Antonella Roncarolo che ha saputo dare vita ad un dibattito coinvolgente, a Piergiorgio Cinì che con la sua meravigliosa voce ha conferito ulteriore luce ai versi della ‘nostra’ poetessa.




23 Settembre 2013 alle 17:24 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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