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Ascolti d’autore: Will Wiles

di | in: Interviste

Il nuovo protagonista di “Ascolti d’autore” è Will Wiles, nato in India ma londinese d’adozione, che ha esordito con un romanzo arguto e ironico come Istruzioni per la manutenzione del parquet, selezionato per il National Book Award 2012 e pubblicato in Italia da Neri Pozza. E’ la storia di Oskar, un compositore minimalista che, impegnato all’estero, affida la sua raffinata abitazione a un vecchio amico d’università e aspirante scrittore.

 

Oskar è un compositore di musica classica. È stata una scelta casuale o legata alla tua passione musicale?

È stata una scelta pienamente consapevole, una scelta fondante il personaggio. Credo che sia stata la prima cosa che ho saputo su Oskar. Volevo che la sua professione esprimesse la sua precisione, i suoi standard elevati e il suo gusto minimalista, e sapevo che farne un compositore e un direttore d’orchestra, soprattutto se di gusti sufficientemente moderni, poteva esprimere queste cose alla perfezione. Non sarebbe stato sufficiente fare di Oskar un designer o un architetto, la sua fede nel minimalismo doveva essere più che funzionale, doveva essere trascendente.

Cosa puoi dirmi dei riferimenti musicali del romanzo?

L’opera più famosa di Oskar si chiama Variations on Tram Timetables, dovendo qualcosa, almeno nel titolo, sia a Different Trains di Steve Reich sia alle Variazioni Goldberg di Glenn Gould. Quando l’ho descritta nel libro, l’ho immaginata simile a un altro lavoro di Steve Reich, l’ipnotico Piano Phase. Shossy e Stravvy, i gatti di Oskar, devono i loro nomignoli ai famosi compositori: pensavo fosse proprio il genere di ironia impenetrabile tipica di Oskar. Il concerto a cui il protagonista assiste al principio di una notte disastrosa è La morte e la fanciulla di Schubert, che era tra i cd che stavo ascoltando quando scrivevo la scena. Ho ritenuto quella composizione adatta perché è sufficientemente famosa da essere conosciuta anche da uno che conosce appena la musica classica come il protagonista.

Quando ascolti musica?

Non sempre, ma molto spesso, specie quando scrivo o leggo e ho bisogno di azzittire il mondo esterno. Ascolto soprattutto Philip Glass, Erik Satie, Brian Eno, l’ambient e il trip-hop in generale, artisti di musica elettronica come Aphex Twin, Lamb, Portishead, Massive Attack, Goldfrapp, Air, Global Communication, Sasha, Future Sound of London, Kruder & Dorfmeister. Quando scrivo, ascolto spesso anche le colonne sonore, perché sono cariche di atmosfera, di energia, e sono senza parole. Le colonne sonore di Inception e Tron: Legacy mi sono state molto utili.

La musica arriva a ispirare la tua scrittura?

Sono sicuro di sì. Col senno di poi, Istruzioni per la manutenzione del parquet potrebbe essere stato l’espressione del mio senso di inferiorità nei confronti della musica. Amo la musica ma i miei tentativi di imparare qualche strumento sono stati disastrosi e, come se ciò non bastasse, sono anche un cantante terribile. Quando il protagonista va a vedere un concerto è annoiato e inquieto, e ho paura che questo derivi in parte dalla mia paura di non essere capace di apprezzare del tutto un concerto di musica classica. Il suo senso di inferiorità rispetto al dono di Oskar per la musica è, più o meno, il mio. Anche il mio secondo romanzo, che sarà pubblicato nel Regno Unito a giugno 2014, ha un debito di riconoscenza nei confronti della musica: direi che ha assorbito la sua atmosfera dall’oscura e meditativa musica elettronica che amo.

Se fossi in grado di imparare, quale strumento ti piacerebbe suonare?

Se dovessi scegliere, il piano. Amo ascoltare il piano e alla gente piacciono i pianisti.

Se Istruzioni per la manutenzione del parquet fosse una canzone pop, quale sarebbe?

Questa è una bella domanda! Forse Everything In Its Right Place dei Radiohead? Sempre che si possa chiamare pop.

Il tuo romanzo è pregno di umorismo nero. C’è un cantautore del quale ammiri il senso dell’umorismo?

C’è una vena di umorismo nero in Tom Waits che mi piace. In generale, però, trovo che le cantautrici abbiano un senso dell’umorismo più forte dei cantautori. Kate Nash, per esempio, riesce a farti ridere come un pazzo pur non essendo affatto frivola.

Se dovessi scegliere un musicista per scrivere la colonna sonora della tua adolescenza, chi sceglieresti?

Avevo tredici anni quando uscì Smells Like Teen Spirit e quella canzone diede il via il mio interesse per la musica. Durante la mia adolescenza furono pubblicati tanti grandi album, alcuni dei quali non ho ancora smesso di ascoltare: Dummy dei Portishead, i primi lavori dei Radiohead, Blue Lines dei Massive Attack, Lifeforms e Dead Cities dei Future Sound of London. Sono dischi che hanno contribuito a rendere la mia adolescenza più interessante. La mia infanzia è stata, invece, una tipica infanzia britannica, provinciale, middle class, fondamentalmente piuttosto noiosa. Modern Life Is Rubbish dei Blur le sarebbe calzato a pennello: ecco, quello è un disco che ho ascoltato migliaia di volte.

E se dovessi scegliere un musicista per la colonna sonora della tua vita attuale?

Quando ero molto piccolo, i miei genitori mi mettevano a letto e poi scendevano di sotto e accendevano lo stereo. Io ascoltavo dalla cameretta e la musica aveva sempre un suono così confortevole… A volte erano i Beatles. Altre volte era un pianoforte morbido, luminoso e ossessionante. Iniziai ad associare quella bellissima musica con l’età adulta e soltanto quando sono diventato io stesso adulto ho scoperto di chi fosse: Erik Satie. Ho iniziato a mia volta ad ascoltare Satie e mi sono sentito finalmente cresciuto! Qualche volta adesso metto quella musica per mio figlio.

Hai amato qualche romanzo scritto da un musicista?

Sì, penso soprattutto a Kazuo Ishiguro, che è un musicista oltre che un romanziere: conta? Ho amato molto sia Quel che resta del giorno sia Gli inconsolabili. L’influenza di quest’ultimo – penso al pianoforte, alla non meglio specificata città dell’Europa dell’Est – credo sia evidente in Istruzioni per la manutenzione del parquet.

Vivendo a Londra, immagino tu abbia l’imbarazzo della scelta quando decidi di andare a un concerto…

Sì, ma a dire il vero, non sono mai stato un assiduo frequentatore di concerti, e adesso lo sono ancora meno. Ho un bimbo piccolo e uscire la sera è diventato molto complicato.

C’è però un concerto a cui ti senti particolarmente legato?

Nel 2009, in occasione del quarantesimo anniversario della conquista della Luna, sono stato a una serata allo Science Museum in cui Apollo Atmospheres & Soundtracks di Brian Eno veniva suonato dal vivo sopra le immagini d’archivio dell’allunaggio. Poi ricordo un’altra esperienza incredibilmente bella, anche se non si trattava di un concerto: la proiezione del Koyaanisqatsi di Godfrey Reggio e Philip Glass sulla flytower del National Theatre, ossia la perfetta combinazione di immagini, musica e location, in una tiepida serata estiva.

Hai mai avuto la percezione che la vita a Londra fosse strettamente connessa con la musica?

Sinceramente, nella vita di tutti i giorni rimango affascinato ma anche esterrefatto da come la musica venga usata per definire lo spazio a Londra. Nella tube, come in ogni grande città, le persone camminano come dentro una propria privata bolla di musica. A volte nemmeno così privata, grazie ai terribili auricolari Apple. Spesso dentro alcune stazioni della tube viene messa della musica classica per una strana e un po’ triste ragione: pare che sia un deterrente per i giovani che abbiano voglia di bighellonare lì dentro. È usata con l’intenzione di portarli fuori da quello spazio, e questo crea una spiacevole associazione. È una sorta di Arancia meccanica: musica classica usata per sopprimere crudelmente la violenza urbana. Gli stessi giovani usano la musica per ritagliarsi un proprio spazio, in metro, sui bus o nei parchi.

I tuoi cinque album di tutti i tempi?

Sei: Radiohead, OK Computer; Philip Glass, Solo Piano; Massive Attack, Mezzanine; Kruder & Dorfmeister, The Kruder & Dorfmeister Sessions; Brian Eno, Apollo: Atmospheres and Soundtracks; The Future Sound of London, Dead Cities.




5 Marzo 2014 alle 0:41 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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