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Articoli scritti da Pierluigi Lucadei

“Il mio romanzo sulla liberazione”: intervista a Marco Missiroli

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“Atti osceni in luogo privato” (Feltrinelli, 2015)

«Un anno mancato di sessualità in adolescenza poteva corrispondere a cinque anni spregiudicati in adultità, ecco la sorte a cui andavo incontro se non avessi allineato l’anima agli ormoni.» Marco Missiroli, con la sua quinta fatica letteraria, decide di liberarsi dei propri demoni, guardandoli in faccia senza paura né pudore e il risultato è un romanzo di formazione coinvolgente, emozionante, raffinato come pochi altri.



Sufjan Stevens “Carrie & Lowell”

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Una voce e una chitarra si addentrano nel trauma e ne escono cariche di meraviglie. Bastano i primi istanti di Death With Dignity per capire come, pur con così pochi elementi, l’arte di Sufjan riesca a coagulare emozioni, commozioni, ricordi spesso spiacevoli, senza inscenare il dolore, ma solo l’amore per la bellezza e per la verità.



Visionari della montagna: intervista a Mauro Calibani e Rovero Impiglia

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Cos’è il bouldering? Perché scalare montagne senza corde e imbracature? Come si coniugano coraggio, impresa sportiva, bellezza e creatività? Solo due persone con la capacità di “vedere oltre” possono rispondere.



“C’è luce negli oceani più profondi”: intervista a Scott Matthew

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Scott Matthew (foto di Michael Mann)

L’artista australiano parla di “This Here Defeat”, il suo disco più difficile e sofferto, e forse anche il più bello.



Bobo Rondelli “Come i carnevali”

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Il nuovo lavoro mitiga l’aria da balera che finisce sempre per infestare la musica di Bobo, in favore di un approccio più raffinato e riflessivo. La title-track, già parte integrante degli spettacoli dal vivo degli ultimi mesi, contiene un sentito omaggio a Emanuel Carnevali, dimenticato scrittore e poeta italo-americano del primo Novecento, e a tutti i “poeti guaritori”. Tre pezzi sono stati scritti insieme a Francesco Bianconi



Belle & Sebastian “Girls In Peacetime Want To Dance”

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“Girls In Peacetime Want To Dance” (Matador, 2015)

E’ davvero difficile considerare i Belle & Sebastian una band di veterani, persino oggi, con diciannove anni di carriera alle spalle e il nono album fresco di stampa. Sarà che non hanno mai commesso un passo falso, che la freschezza che caratterizzava i loro primi pezzi non li ha mai abbandonati, e che la penna di Stuart Murdoch è una delle migliori in circolazioni quando si tratta di fissare l’odore dell’adolescenza sul pentagramma, ma ancora una volta i ragazzi di Glasgow riescono a cullare con la loro splendida malinconia.



Steve Earle & the Dukes “Terraplane”

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“Terraplane” (New West, 2015)

Terraplane non è il lavoro più centrato di Steve Earle e in diversi episodi rischia di annoiare, ma non c’è nulla di scontato in undici canzoni vissute in prima linea, sostenute da una band smagliante (Kelly Looney al basso, Will Rigby alla batteria, Chris Masterson alle chitarre, Eleanor Whitmore al violino), in cui le mai concluse battaglie personali si mescolano alle battaglie di un’America sempre più lacerata.



“Il mio sublime è la miseria”: intervista a Paolo Benvegnù

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Paolo Benvegnù (foto di Mauro Talamonti)

Ultimo approdo di una ricerca musicale, concettuale ed esistenziale mai doma, “Earth Hotel” è un disco suddiviso in stanze, in ognuna delle quali abita un personaggio o una lacerazione, un amore o una distanza, il mondo visto con la fatica del sensibilista. Non è un disco facile, occorre pazienza per farsi largo in una scrittura densa come mai prima d’ora e una certa dose di coraggio per fronteggiare il lato peggiore di noi stessi, svelato in brani come “Nuovosonettomaoista”, “Divisionisti” e “Piccola pornografia urbana” in una sorta di seduta analitica liberatoria e collettiva.



Vashti Bunyan “Heartleap”

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“Heartleap” (Fat Cat, 2014)

“Heartleap”, a detta di Vashti Bunyan, sarà il suo ultimo album. Una dichiarazione del genere non è rara nel mondo della discografia ma, contrariamente a quanto accade di solito, nel caso della Bunyan, non c’è motivo di non prenderla sul serio. “Heartleap” è solamente il terzo album in quasi cinquant’anni di carriera, trenta dei quali passati lontani dalla scena. Nata a Londra nel 1945, incide il primo singolo nel 1965 grazie a Andrew Loog Oldham, il manager dei Rolling Stones



Tweedy @ Het Depot, Louvain – 15.11.2014

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Jeff Tweedy @ Het Depot, Louvain – 15.11.14 (foto www.ilmascalzone.it)

Si chiude a Louvain, pochi chilometri fuori Bruxelles, il tour con cui Jeff Tweedy ha portato in giro per l’Europa le canzoni del suo primo album solista, “Sukiarae”, un affare di famiglia composto di sorprendenti ballate agrodolci dedicate alla moglie Susan e registrate con il primogenito Spencer alla batteria. “Sukiarae” è un lavoro capace di mescolare con nonchalance il gusto pop di Ray Davies e John Lennon con almeno quattro decenni di musica americana, dosando le lezioni di Gram Parsons, The Band, R.E.M., Will Oldham, Elliott Smith con l’obliqua introspezione tipica del songwriting di Jeff Tweedy.



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