Raccontare Glenn Gould. “Una vita fuori tempo”, la graphic novel di Sandrine Revel

Raccontare Glenn Gould. “Una vita fuori tempo”, la graphic novel di Sandrine Revel

Sandrine Revel sarà ospite di Mondomusica, la fiera internazionale di strumenti musicali e liuteria che si tiene a Cremona dal 30 settembre al 2 ottobre.

 

Anche Glenn Gould, il nostro amico e il più importante virtuoso del pianoforte di questo secolo, è arrivato soltanto a cinquantun anni, pensai mentre entravo nella locanda”.

Chi ha letto Il soccombente non farà fatica a riconoscerne l’incipit. Gli altri sappiano che difficilmente un romanzo che parla di piccole grandi questioni della vita come il talento, l’ambizione, l’umiliazione, la frustrazione, può raccontare anche la vita di Glenn Gould meglio del capolavoro di Thomas Bernhard. Eppure ci sono altri modi di raccontare il musicista canadese, per esempio attraverso una graphic novel intensa e ispirata, giocata su toni plumbei, claustrofobici, i più adatti alla sua figura ascetica e leggendaria.

 

Si può raccontare Glenn Gould attraverso tavole in cui le immagini pesano molto più delle parole: è la sfida giocata e vinta dalla Revel che sceglie di non spiegare tutto ma piuttosto di distendere il colore su sensazioni e sogni, sulla vertigine della malattia e soprattutto sui voli pindarici della musica. Pagina dopo pagina sembra di sentire il frastuono della solitudine e il silenzio assordante che producono tante voci umane messe insieme (“La musica è qualcosa che va ascoltata in privato. Deve portare l’ascoltatore e l’interprete a uno stato di contemplazione”). Il pianoforte per Glenn Gould non è uno strumento, una passione, un compagno. Il pianoforte, semplicemente, è.

 

Sulla pagina disegnata, Glenn Gould diventa quasi un personaggio amabile, dolce e indifeso, nonostante le tante ossessioni ed eccentricità. Il modo poco ortodosso di sedere al piano, l’abitudine di suonare canticchiando, la ricerca spasmodica del pianoforte perfetto, la passione per Petula Clark e Barbra Streisand, la decisione di abbandonare i concerti dal vivo a soli trentuno anni. E non solo: l’azzardo di esordire discograficamente nel 1955 con quel monumento all’intelligenza pianistica che sono le Variazioni Goldberg di Bach, la temerarietà di riproporne una seconda versione ventisei anni dopo, rendendo definitivo ciò che già era imperfettibile. Gould era un genio dai poteri ipnotici, capace di sfidare i pregiudizi armato solamente di una bravura cristallina, ma anche un recluso, un eroe pallido e solitario al completo servizio della musica. “Davo per scontato che tutti condividessero la mia passione per i cieli grigi”, diceva. “Sono rimasto sconvolto quando ho saputo che alcune persone preferivano il sole”.

glenn gould

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