San Benedetto del Tronto – Trattasi dell’intervento eseguito sulla Sig.ra Grossetti la quale in precedenza era stata operata per una sostituzione valvolare aortica con protesi biologica, ma presentava una degenerazione precoce della valvola “SOLO”, il tutto complicato da una diffusa calcificazione dell’aorta. Indirizzata al Prof. Alessandro Mazzola, direttore della Cardiochirurgia del Reparto Speciale del Policlinico San Matteo di Pavia che, pur evidenziando la gravità e complessità della situazione, ha deciso per un’eventuale “tentativo” d’intervento con tecniche innovative di alta chirurgia con un approccio multidisciplinare. È stato necessario chiedere l’autorizzazione del Ministero per l’uso della valvola aortica in una procedura diversa da quella prevista. “Ci abbiamo ragionato a lungo – ha detto il Prof Mazzola -, ma la paziente era molto grave, sarebbe morta nell’attesa e abbiamo deciso di operarla il 16-02-2016”.
Il dottor Vito Maurizio Parato dell’Unità di Cardiologia dell’Ospedale Madonna del Soccorso di San Benedetto del Tronto ci spiega la tecnica ‘Valve in valve’.
“Solo recentemente la FDA (Food and Drug Administration) ha ampliato l’uso autorizzato del sistema CoreValve – TAVI per il trattamento di alcuni pazienti che hanno già avuto una sostituzione della valvola aortica di tipo biologico (tissutale) e hanno necessità di un secondo intervento per degenerazione della prima protesi e quadro di grave scompenso cardiaco. Questa procedura è chiamata sostituzione valvolare Valve-in-Valve, e l’approvazione amplia l’uso del dispositivo ai pazienti che necessitano di questa sostituzione, che sono anche a rischio elevato o estremo di complicanze associate alla tradizionale chirurgia a cuore aperto. Nel corso del tempo, le valvole artificiali dette biologiche, che sono costituite da tessuti animali, si consumano (si restringono, calcificano e non si chiudono in modo normale) e necessitano di essere nuovamente sostituite. La calcificazione di una protesi valvolare biologica generalmente è causa di grave scompenso cardiaco, con pazienti che sono impediti a fare qualsiasi attività quotidiana, vengono spesso ricoverati e trascorrono la loro giornata tra letto e poltrona come era successo nel caso della signora Grossetti. Il sistema TAVI – CoreValve offre un’opzione di trattamento non invasivo per un numero significativo di pazienti con valvola aortica biologica non ben funzionante, in cui i rischi connessi con l’intervento chirurgico a cuore aperto sono alti o molto alti. Il CoreValve è una valvola cardiaca artificiale costituita da tessuti ottenuti dal cuore di suino. La valvola è collegata a un telaio metallico auto espandibile, flessibile, in lega di nichel-titanio. Per impiantare il dispositivo, il medico comprime la valvola e la posiziona sull’estremità di un catetere, che inserisce tramite un’arteria della gamba o del collo o mediante un piccolo taglio tra le costole. Il catetere viene spinto attraverso i vasi sanguigni fino a raggiungere la valvola aortica biologica da sostituire. Il CoreValve viene poi rilasciato dall’estremità del catetere e viene posizionato, espandendolo, sulla vecchia valvola degenerata e non più funzionante. Una volta che il dispositivo è in posizione, si apre e si chiude correttamente, ripristinando la funzione della valvola aortica. Senza aprire il torace e a paziente sveglio o solo debolmente sedato, si posiziona attraverso un catetere inserito in una vena dell’inguine, una nuova valvola biologica aortica che viene posizionata dal catetere SOPRA la vecchia protesi degenerata che quindi viene schiacciata contro le pareti dell’aorta. È un intervento assolutamente innovativo che alcuni centri (pochi) eseguono anche in Italia, tra cui il centro cardiochirugico di Pavia diretto dal prof. S. Mazzola. La Sig.ra Grossetti ha beneficiato di questo intervento con ottimi risultati e la restituzione al cuore di una normale funzione valvolare e generale e scomparsa dei sintomi. Per valutare la sicurezza e l’efficacia del sistema CoreValve per la sostituzione valvolare valve-in-valve, l’FDA ha analizzato i dati clinici di 143 pazienti negli Stati Uniti. Nello studio clinico, il tasso stimato di sopravvivenza senza forma grave di ictus è stato pari a 95.8% a 30 giorni e a 89.3% a sei mesi. L’uso valve-in-valve del sistema CoreValve deve essere limitato ai pazienti che necessitano di sostituire una valvola aortica biologica non ben funzionante, ma che sono a rischio estremo o elevato di morte o di gravi complicanze dalla tradizionale chirurgia a cuore aperto. La decisione in merito all’appropriatezza nell’impiego del prodotto e della procedura deve essere effettuata solo dopo una attenta valutazione da parte di un team medico comprendente un cardiologo e un cardiochirurgo. Questo fu fatto nel contatto proficuo tra il nostro centro e quello di Pavia per la Sig.ra Grossetti. È estremamente importante che i centri ospedalieri più periferici instaurino contatti con centri di eccellenza per il trattamento di quadri gravi che possono beneficiare di interventi innovativi che tuttavia possono già definirsi ‘salvavita’ restituendo il paziente a una vita normale come è accaduto dalla Sig. ra Grossetti.”