Orecchio bionico, primo impianto cocleare in Area Vasta 5 (video)

Orecchio bionico, primo impianto cocleare in Area Vasta 5 (video)
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Ascoli Piceno – Il giorno 11 dicembre è stato effettuato dal dott. Andrea Ciabattoni il primo impianto cocleare, esempio di orecchio bionico, in Area Vasta 5 in paziente affetto da grave ipoacusia bilaterale insorta all’età di tre anni e responsabile di grave compromissione dello sviluppo del linguaggio.

Il decorso postoperatorio è stato regolare ed il paziente è stato dimesso in quarta giornata.

L’impianto cocleare, è un dispositivo medico elettronico impiantato chirurgicamente in quelle persone che sono affette da una ipoacusia grave o profonda che non trae vantaggio alcuno dall’utilizzo della protesi acustica classica.

La protesi acustica classica non è altro che un sistema di amplificazione del suono che viene così avviato verso la membrana timpanica per le naturali vie. Questo sistema di amplificazione potrebbe però malfunzionare in caso di lesioni importanti dell’orecchio interno come ad esempio in caso di una grave ipoacusia.

L’impianto cocleare invece riesce a bypassare le strutture danneggiate dell’orecchio interno in quanto va a stimolare direttamente le fibre nervose del nervo uditivo inviando direttamente il messaggio al cervello. L’impianto cocleare è indicato in tutte le ipoacusie gravi e profonde sia congenite che acquisite dopo la nascita ed ha il vantaggio di permettere una intellezione della parola molto simile a quella naturale.

 

L’impianto cocleare è costituito da un processore esterno che cattura il suono e lo converte da segnale analogico a digitale, da un ricevitore che riceve appunto il suono digitalizzato e lo trasforma in segnale elettrico inviandolo alla coclea (orecchio interno) e da un portaelettrodi (arrey) che contiene 20 elettrodi inseriti all’interno della coclea, ciascuno dei quali corrisponde ad una frequenza del segnale digitalizzato.

L’impianto cocleare trova indicazione in tutte le ipoacusie profonde comparse in età adulta, nelle ipoacusie di entità grave-profonda comparse nei bambini a partire dal primo anno di età, così come in tutti i casi di protesizzazione acustica associata a riabilitazione logopedica non inferiore a tre-sei mesi che non abbia dato evidenti benefici percettivi ed espressivi.

L’impianto cocleare può essere applicato al di sotto dei 12 mesi di età laddove esista il rischio di ossificazione precoce della coclea (come ad esempio in caso di meningite).

I bambini con impianto cocleare, hanno evidenziato una capacità di apprendimento del linguaggio migliore e più veloce rispetto ai bambini affetti dallo stesso grado di ipoacusia trattati con protesi acustiche tradizionali.

Le principali controindicazioni all’impianto cocleare sono la aplasia (cioè assenza) della coclea e del nervo uditivo, così come tutte quelle condizioni cliniche che controindicano un intervento chirurgico in anestesia generale di elezione.

L’obiettivo della chirurgia dell’impianto è quello di inserire l’array multielettrodo nella scala timpanica della coclea portandolo in prossimità delle fibre del nervo uditivo e di alloggiare il ricevitore-stimolatore collegato all’arrary, in una posizione ottimale sulla scatola cranica.

L’intervento quindi prevede una mastoidectomia 

e una timpanotomia posteriore per evidenziare la zona della finestra rotonda dove viene inserito il cavo multielettrodo il cui corretto posizionamento viene verificato mediante RX cranio al termine dell’intervento.

Sicuramente l’impianto cocleare è stato negli ultimi anni la più grande conquista tecnologica in campo otologico e nonostante le iniziali controversie suscitate per i costi, oggi viene da tutti condiviso oltre che per i mutati rapporti costo-beneficio anche per gli ottimi risultati ottenuti soprattutto nei bambini con sordità congenita prelinguale.

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