Se non si sa, almeno si stia zitti

Se non si sa, almeno si stia zitti

Voi d’accordo, lascerei perdere la Mascherona Teatrale che, provocatoria o meno, si autocandida alla segreteria del PD (sono più di dieci anni che i teatranti della Compagnia fanno piangere dal ridere). Lascerei perdere anche quel direttore della rivista della corrente Magistratura-democratica che afferma come vada creato un “cordone sanitario” intorno a Renzi, ripeto Magistratura democratica. Lascerei perdere per decenza, a volte ne necessita.

Due parole sulla McKinsey, chiamata da Draghi e Franco per il Recovery Plan il cui ritardo di strutturazione è stato il motivo sostanziale della denuncia di Renzi e della caduta del governo cosiddetto giallo-rosso (sia chiaro, io ritengo che i quattrini del R.P. l’Italia li avrebbe ignominiosamente perduti).

A chi capisca di Pianificazione Strategica, di come vada elaborata e sottoposta ad approvazione non è certo sfuggito come dietro la pietosa parola ‘ritardo’ ci fosse il nulla: altrimenti non ci sarebbe stato alcun tonfo.

Le Pianificazioni Strategiche aziendali (e la povera Italia è assimilabile a una grande azienda) sono bestie pericolose, costruite con analisi dettagliatissime ad individuare, con minimi margini di errori, i punti di forza e di debolezza dei settori su cui si intenda intervenire (con ‘investimenti a ritorno’) per massimizzare i primi punti minimizzando i secondi. Ovviamente questo concetto non è qui esplicabile se non in termini molto riassuntivi ma si è nel giusto se, nel concetto stesso, si intravveda la presenza di difficoltà molto grandi: si prenda atto che, in Pianificazione Strategica, uno e un solo dettaglio che risulti contestabile o non motivabile o, peggio, errato fa decadere la validità dell’intera Pianificazione. Le ipotesi d’azione conseguenti sono due alternative: rifare le analisi e la Pianificazione (si pensi al tempo perso e il tempo in Economia è danaro…) oppure proseguirne la presentazione correndo il rischio che sia bocciata dall’alto ed il Pianificatore screditato.

Le grandi aziende, nonostante abbiano fior di dirigenti Pianificatori o addirittura collaudati e storici Uffici di Pianificazione Strategica, non poche volte si rivolgono a Consulenti esterni: ad esempio, per ottimizzare i tempi di pianificazione se stretti o, sempre ad esempio, per coinvolgere forze che abbiano una visione “esterna” all’azienda eliminando potenziali errori dovuti alle “consuetudini settoriali”.

Fra tali Consulenti, la McKinsey rappresenta una punta di diamante valoriale: cara da morire ma d’incontestabile validità professionale!

Ora, se Draghi e Franco hanno chiamato McKinsey per un supporto sul Recovery Plan da proseguire a Bruxelles entro il 30 aprile(!), possono sorgere spontanei dubbi sul livello qualitativo del lavoro prodotto dal Premier (avvocato degli italiani) e dal suo Ministro dell’Economia (laureato in lettere e filosofia, ottimo suonatore di chitarra classica) durante il governo precedente all’attuale?

Ora, il fatto che McKinsey venga pagata con la cifra irrisoria di € 25.000, dice niente sulla capacità di Draghi di far valere una consulenza all’Italia?

Ora, tutto il cicalare dei parlamentari contro la consulenza McKinsey , spiega implicitamente perché rimangano tanto offesi dal muoversi (coerente) del più grande economista italiano del momento?

Nella mia vita lavorativa, tutta passata in due multinazionali petrolifere (una è tutt’ora la più grande Società del mondo), ho più volte visto all’opera McKinsey. Due anni prima di andare in pensione, ho pure lavorato al loro fianco: erano stati chiamati (per 4 -6 mesi di analisi settoriali) per verificare come la Pianificazione Strategica degli investimenti stradali ‘automotive’, di cui avevo la responsabilità, si concretizzassero in circa 4 anni anziché nei 6 mesi di altre Nazioni europee. I primi a rimanere sbalorditi furono proprio gli analisti della McKinsey quando si imbatterono nel P.S.A.I. (Perfetto Sistema Amministrativo Italiano) in cui si invischiano le richieste degli investitori privati sul territorio: finii coll’essere lodato mentre l’alternativa potenziale era essere rimosso dalla posizione.

Ai miei studenti di Management Aziendale in facoltà d’Economia ho sempre raccomandato di prendere atto di come per “sapere” riferito ad un’argomentazione si debba intendere essere approfonditi sulla stessa sia in termini teoretici che nella relativa traslazione operativa: “E’ già una gran cosa sapere di non sapere. E, se non si sa, meglio stare zitti”. ( FdA)

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