Lowertown “I Love To Lie”

Lowertown “I Love To Lie”
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Qualcuno ha parlato di Midwest Emo, etichetta che può funzionare da amo per il giovane duo americano, ammesso e non concesso che questa musica abbia bisogno di un amo. Basterebbe solo concedere ai Lowertown l’ascolto che meritano, con la loro intrigante miscela di folk, pop e elettronica lo-fi. Olivia Osby (Wormsheriff) e Avshalom Weinberg (Avsha The Awesome, Hallah) vengono da Atlanta, si sono uniti artisticamente dopo essersi conosciuti alle superiori e citano tra le principali fonti di ispirazione Elliott Smith e Aphex Twin, The Microphones e Radiohead. Avsha suona batteria, basso, chitarra, piano, synth e si occupa di produzione, Olivia contribuisce soprattutto con liriche che offrono una prospettiva fresca alle problematiche dell’essere giovani in una società spesso irrazionale e anaffettiva. Dopo alcuni EP, sono appena arrivati al traguardo dell’album sulla lunga distanza: “I Love To Lie” è uscito ad ottobre su etichetta Dirty Hit, la stessa di The 1975 e Beabadoobee.

 


“I Love To Lie” ha un po’ il suono della noia e l’odore di quei lunghi pomeriggi post-adolescenziali quando si percepisce che la vita adulta è fuori ad attendere ma non si ha la voglia o l’ardire di uscire. Anche il cantato di Olivia ha quel piglio pigro-distante-intorpidito che rivela tutti i tentennamenti di un’età di passaggio. Antibiotics suona con l’indolenza di una saturazione disturbante e canta del sentirsi malati e forse inguaribili («defibrillami/accendi una luce nei miei occhi/vedi se sono ancora viva/o se sono soltanto un cadavere ambulante»). Bucktooth, combinando magistralmente scazzo ed energia alla maniera di un Kurt Vile, è uno dei momenti più contagiosi dell’album. No Way è un inno di non appartenenza, di diversità rivendicata, il ritratto di una ragazza che, in un mondo impomatato e finto, si dipinge ogni unghia di un colore diverso («al diavolo tu e il tuo atletismo/ le tue false ambizioni, i tuoi movimenti spastici/…/odio tutte questa gente viscida/la pelle di lucertola/il giacca e cravatta»). La musica sa essere deprimente ed esprimere tutta la vulnerabilità dell’essere giovani ma è anche una musica che, per quanto a suo agio con le gradazioni d’umore più basse, sa suonare fresca e innovativa proprio in virtù della sua giovinezza e della sua – onesta, mai edulcorata – visione di futuro.

 

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