Come scrive la curatrice della mostra Rosalba Rossi: molta Luce viene dal buio, molto genio dalla follia. Luce di talento e non omologazione. Entrate, ma non cercate un percorso, l’unica via è lo smarrimento: questa la condizione ideale per ascoltare l’intimo rapporto tra Sogno e Visione, in un sorprendente dialogo oltre il tempo e lo spazio. Ho sempre veduto l’arte che corre su un filo infinito, nella relazione tra passato e presente, senza interruzioni, ma in un confronto continuo e questo evento è un potente faccia a faccia tra i capolavori di Francisco Goya e di Mario Vespasiani, un dialogo fuori dal tempo, ricco di rimandi e sfumature nello spazio del sentire. Tale vuole essere la chiave di DIS*ASTRI – La condizione umana dai suoi abissi alla gloria, ossia la capacità di mettere in relazione, attraverso processi di antitesi, sottrazione, privazione, come si concretizza nel prefisso Dis, o in linguaggi opposti per colori e tecniche, l’anelito ancestrale e la tensione dell’Uomo al Valore della Vita, alle sue estensioni, implicazioni creative e responsabilità, che lo alimentano e lo trasformano. Ecco la ragione per la quale, quando per le innumerevoli richieste e i dati registrati ad oggi di oltre tremila visitatori, abbiamo avuto la felice inaspettata notizia della proroga della mostra al 25 gennaio 2023.
DIS*ASTRI
Francisco José de Goya y Lucientes (1746 – 1828) è stato un pittore e incisorespagnolo. Considerato il pioniere dell’arte moderna, è stato uno dei più grandi pittori spagnoli vissuti tra la fine del XVIII secolo e dell’inizio del XIX. I suoi dipinti, i disegni e le incisioni riflettevano gli sconvolgimenti storici in corso, hanno influenzato come pochi altri gli artisti delle future generazioni al punto che viene indicato come l’ultimo degli antichi maestri e il primo dei moderni. A sancire definitivamente la fama furono proprio le opere presenti in mostra intitolate “I disastri della guerra” un ciclo realizzato tra il 1810 e il 1820 nel quale immortalò le atrocità commesse nel corso della lotta spagnola per conquistare l’indipendenza dal governo francese. In queste opere, come si vedrà, non racconta gli eroismi bensì i soprusi, le violenze gratuite e le ingiustizie patite dalla popolazione. Mediante la tecnica dell’acquaforte il mastro spagnolo è stato in grado di imprimere un’impostazione lirica alle scene, testimone oculare degli eventi ma dalla vista d’uccello, capace di documentare i più crudi avvenimenti per mantenendo una distanza mistica.
Mario Vespasiani (1978) è uno dei più autorevoli artisti dell’arte italiana contemporanea. A diciannove anni si è tenuta la sua prima mostra e ad oggi ha esposto su tutto il territorio nazionale, in gallerie, musei, luoghi di culto e in contesti inusuali. Della sua ricerca si sono interessati oltre a critici e storici dell’arte anche studiosi di varie discipline, che vanno dalla teologia all’astrofisica, dall’antropologia alla filosofia. Si esprime attraverso un particolare alfabeto simbolico che si fonda sulle rivelazioni della mistica cristiana e sulla pratica alchemica della pittura. Attento osservatore delle leggi naturali e degli insegnamenti della sapienza orientale, il suo lavoro va inteso come continuazione dell’opera creativa universale, da cui cogliere il sentimento spirituale. In questi giorni ha ricevuto dal Generale dell’Arma dei Carabinieri Rosario Aiosa la targa del Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia. Le opere presenti in mostra parlano della gloria e del senso del sacro che porta con sé ogni nuova nascita (difatti dedicate alla sua bimba Venise Maria nata in agosto) sono un inno alla vita attraverso la descrizione, tra il figurativo e l’astratto, del più nobile senso spirituale che pervade il creato.