Il progetto Abriopack è giunto al termine

Il progetto Abriopack è giunto al termine

PRESENTATI I RISULTATI FINALI DI ABRIOPACK:

UN INNOVATIVO PROGETTO SUL BIOPACKAGING IN UNA FILIERA AVICOLA CON RISCONTRI NEL MONDO SCIENTIFICO A LIVELLO NAZIONALE

Il progetto ABRIOPACK è giunto al termine. I risultati sono stati al centro di un convegno finale che si è svolto questa mattina all’Università degli Studi di Camerino, all’edificio del CHIP.

ABRIOPACK è un progetto che ha preso avvio nel 2019, maturando quattro anni di sperimentazioni e sviluppando protocolli di allevamento avicolo, tra cui un packaging biodegradabile, compostabile e rispettoso dell’ambiente. Il lavoro emerso è frutto della collaborazione tra aziende agricole marchigiane, imprese agroindustriali, università, enti di ricerca pubblici, consulenti e aziende private leader nel settore della produzione di bioplastiche.

Il progetto ABRIOPACK, cofinanziato dalla Regione Marche, nell’ambito del PSR 2014/2020 «è nato dalla volontà della capofila Carnj sca della filiera Fileni ed ha raggiunto risultati assai interessanti grazie a tutti partner agricoli del gruppo Fileni, Arca Srl Benefit, Università degli Studi di Camerino, Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche e Novamont spa e dei consulenti tecnico scientifici, il Consorzio Italiano Compostatori (CIC), Cosmari e il Centro Ricerche e Sperimentazione per il Miglioramento Vegetale “N. Strampelli” (CERMIS) –  afferma Alessandro Tramontano, Coordinatore del progetto ABRIOPACK e responsabile Filiera Estesa del Gruppo Fileni – Questa collaborazione ci ha permesso di sviluppare protocolli utili allo sviluppo di un allevamento antibiotic free e di sostituire i materiali tradizionali utilizzati nel packaging agroalimentare con un packaging biodegradabile, compostabile e rispettoso dell’ambiente. Oggi si conclude un progetto durato 4 anni e siamo stati orgogliosi di raggiungere risultati che hanno avuto riscontri commerciali, ma anche nel mondo scientifico a livello internazionale».

Il ruolo di capofila del progetto è stato ricoperto da Carnj Società Cooperativa Agricola, appartenente al Gruppo Fileni. «Siamo orgogliosi di aver preso parte al progetto ABRIOPACK, che, in così poco tempo, ha già portato allo sviluppo di due importanti risultati concreti: la realizzazione di biopackaging a basso impatto ambientale e la definizione di modelli produttivi antibiotic free. Tali risultati ci consentono oggi di attuare importanti innovazioni anche nel nostro Gruppo, attraverso l’utilizzo di confezioni compostabili per i prodotti della gamma Tradizione & Creatività: a ulteriore conferma della nostra continua attenzione e del nostro impegno nei confronti dell’ambiente, dell’economia circolare e della sostenibilità, in cui crediamo da sempre e come chiaramente espresso anche nel nostro Manifesto di Sostenibilità, pur nella consapevolezza che si tratta di un percorso e mai di un punto di arrivo», dichiara Massimo Fileni, vice presidente Fileni Alimentare S.p.A.

 

Nel progetto sono stati coinvolti docenti e ricercatori della Scuola di Bioscienze e Medicina Veterinaria e della Scuola di Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute dell’Università di Camerino. Nelle loro ricerche sono stati valutati anche gli effetti ed eventuali impatti nel medio periodo dell’applicazione sul suolo agricolo del compost ottenuto dallo smaltimento del biopackaging.

«Gli studi condotti – sottolineano il Prof. Gianni Sagratini ed il Prof. Giacomo Rossi a nome di tutto il team Unicam coinvolto – attestano che il nuovo packaging compostabile, biodegradabile e prodotto a partire da biopoliesteri è in grado di conservare la carne avicola antibiotic free durante tutta la sua shelf life (14 giorni) con la stessa efficacia di una classica vaschetta in Polietilene Tereftalato (PET). Un’innovazione tecnologica molto importante che va nella direzione di rispettare l’ambiente e allo stesso tempo di preservare la sicurezza del consumatore». Con questo progetto «si conferma ancora una volta – afferma il Rettore Unicam Claudio Pettinari – non solo la vitalità delle nostre ricercatrici e dei nostri ricercatori, ma anche l’importanza delle attività di trasferimento tecnologico dell’innovazione prodotta all’interno dei nostri laboratori a beneficio dello sviluppo economico del territorio, attraverso il sostegno alle imprese che in esso vi operano; in questo caso a beneficio della valorizzazione dell’agroalimentare con un’attenzione particolare alla sostenibilità e alla circolarità dell’economia».

Ulteriori studi sono stati realizzati dall’azienda Novamont SpA, con sede a Novara, leader a livello internazionale nel settore delle bioplastiche e dei biochemicals di origine rinnovabile. L’azienda ha svolto attività di ricerca e sviluppo per la creazione del packaging biodegradabile e compostabile idoneo al confezionamento di carni bianche. «Abbiamo partecipato al progetto ABRIOPACK perché ne condividiamo lo spirito di innovazione e l’obiettivo di mettere in campo soluzioni in grado di rigenerare i territori e gli ecosistemi – afferma Daniele Turati R&D Innovazione Tecnologica & Chemometrics Manager di NovamontNovamont è impegnata da molti anni nello sviluppo di soluzioni ready-to-go per l’imballaggio alimentare in cui la biodegradabilità in diversi ambienti (impianti di compostaggio industriale, suolo, marino) rappresenta un valore aggiunto. I prodotti compostabili hanno, infatti, grandi potenzialità in tutti quei settori in cui le operazioni di riciclo sono complesse o non praticabili a causa dell’utilizzo contemporaneo di materiali differenti e della contaminazione da parte degli scarti alimentari. In questi casi, l’utilizzo di bioplastiche compostabili permette di conferire questi prodotti, insieme al loro contenuto, nella raccolta differenziata del rifiuto organico, contribuendo così alla produzione di compost di qualità per la fertilità dei suoli e a migliorare la riciclabilità degli altri rifiuti».

Le prove di compostaggio, durante la sperimentazione, sono state curate dal Consorzio Italiano Compostatori (CIC), presso l’impianto Socio Cosmari. Il CIC, infatti, segue da oltre 15 anni lo sviluppo dei manufatti biodegradabili e compostabili attraverso il proprio marchio “Compostabile-CIC” ed è impegnato da oltre 30 anni nella produzione di ammendanti organici che contribuiscono al mantenimento della salute e della fertilità dei suoli. «Le prove di compostaggio predisposte hanno avuto un esito positivo, dimostrando che gli imballaggi in plastica compostabile per alimenti appositamente progettati possono essere efficacemente inclusi nel processo di riciclo industriale. In questo modo è possibile aumentare la intercettazione di rifiuti organici da avviare a riciclo in impianti di compostaggio industriali, trasformandoli in compost di qualità che porta energia fertile alla terra», sottolinea Marco Ricci, Senior Expert del CIC – Consorzio Italiano Compostatori.

Le prove di campo sono state svolte presso il Centro Ricerche e Sperimentazione per il Miglioramento Vegetale “N. Strampelli” (CERMIS) di Tolentino. «I risultati in campo non hanno evidenziato effetti negativi sulla cultura né sul terreno, ma si è invece evidenziato un leggero aumento della sostanza organica. Pertanto, nel terreno, un uso costante del compost ottenuto addizionando le bioplastiche potrebbe essere molto utile per il ripristino della sostanza organica nei nostri terreni», osservano Antonella Petrini e Lorenzo Porcarelli del CERMIS.

Le novità apportate dalla ricerca del progetto ABRIOPACK si inseriscono in un contesto europeo che individua tra gli obiettivi in agricoltura, nei piani strategici della PAC, anche l’innovazione. «Per l’Unione Europea l’accesso da parte degli agricoltori ai risultati della ricerca, dell’innovazione e lo scambio di conoscenze è l’unico modo per rendere l’agricoltura del futuro pronta alle nuove sfide in ambito di sostenibilità, cambiamenti climatici, redditività e crescita. Già dal 2016 la Regione Marche ha intravisto, nelle misure legate all’innovazione agricola del PSR, un’opportunità importante per il settore agricolo e ha stanziato in queste misure (16.1 e 16.2 del PSR) un budget di tutto rispetto di 32 milioni di Euro – sottolinea Andrea Albanesi, Responsabile Regionale delle misure di innovazione del Piano di Sviluppo Regionale – Oggi, a fine programmazione, la Regione Marche è al terzo posto in Italia come domande finanziate in innovazione e quarta come contributi erogati, questo a conferma che le Marche, seppur piccole in confronto alle grandi regioni agricole come l’Emilia Romagna, Sicilia, Veneto e Campania ha un potenziale e una voglia di innovazione molto alta e le aziende agricole e agroalimentari sono pronte a guardare al futuro».

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