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Richard Yates “Cold Spring Harbor”

di | in: Primo Piano, Recensioni


A Cold Spring Harbor, cittadina residenziale di Long Island, nel corso di un’estate si incrociano i destini di due famiglie: il matrimonio dei giovani Evan e Rachel – lui rissoso, svogliato, appassionato di motori e ragazze; lei fragile ed eterea, fulcro involontario di una serie di rapporti tumultuosi – fa da anello di congiunzione tra gli Shepard, un militare andato troppo presto in pensione per accudire la moglie malata e ormai alcolizzata, e i Drake, un padre assente, una moglie perennemente sull’orlo di una crisi di nervi e un figlio, Phil, alle prese con un’adolescenza inquieta.


Ad uno sguardo rapido Cold Spring Harbor potrebbe sembrare Topolinia. Le casette ordinate, la macchina nel cortile. Addentrandosi nella lettura è chiaro invece come Evan, Rachel, Mary, Phil, Charles, Gloria, i personaggi di questa deriva, l’ultima di Yates, non abbiano nulla a che spartire con Topolino, Minnie, Pippo, Orazio e Clarabella. A Cold Spring Harbor abitano l’impossibilità della perfezione, l’ineluttabilità della decadenza, l’aborto del sogno. Dove un riscatto scava una ferita più profonda di quella che ne ha mosso l’intenzione, quando una scelta cade in un campo morale zeppo di mine, se un muro si scavalca con la sola smania del sé, lì si nasconde l’animo venduto dell’uomo medio. Lì zoppicano gli ego di antieroi caduti troppe volte per camminare ancora eretti e nel groviglio dei loro errori, dei cui anfratti non si vorrebbe sentire il lezzo, Richard Yates trova l’ossigeno della sua prosa, ne satura le pagine dei suoi romanzi. E questo romanzo, finora inedito in Italia, con cui l’editore romano minimum fax prosegue splendidamente la pubblicazione dell’opera omnia dello scrittore di New York scomparso nel 1992, non fa che confermare Yates come l’ideale rovescio di Walt Disney.




11 Aprile 2010 alle 18:50 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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