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UniCam, “l’Università che vorremmo: otto Tesi per cambiare”

di | in: Primo Piano

Fulvio Esposito

Riparte da Camerino la sfida per un sistema universitario che scelga la strada dell’innovazione

 

Camerino, 25 febbraio 2011 – “Chiediamo al Paese un nuovo Patto, un patto di fiducia, qualcosa che liberi l’Università da troppe infrastrutture, che non giovano alla qualità e allontanano dagli studenti e dagli studi. Speriamo che nell’applicazione della nuova legge, che ha tanti limiti, ma ha anche tante possibilità di innovazione, si scelga quella dell’innovazione, non quella della conservazione”.

Con queste parole Luciano Modica, già sottosegretario al Ministero dell’Università e della Ricerca, ha chiuso i lavori della due giorni “l’Università che vorremmo, otto tesi per cambiare” che si è svolta all’Università di Camerino il 24 e il 25 febbraio, proponendo la sottoscrizione della “Carta di Camerino”.

Nel corso dell’incontro, al quale hanno partecipato nella veste di relatori esperti di fama nazionale, si è cercato di far emergere un modello di sistema universitario che risponda ad alcune delle necessità centrali della società con cui ci si dovrà misurare nel processo di attuazione delle nuove normative, un modello che possa rappresentare  un’ alternativa complessiva nell’ipotesi di una diversa visione politica dell’istruzione superiore e della ricerca scientifica.


L’incontro ha preso il via nel pomeriggio di giovedì 24 con una relazione di Roberto Moscati dal titolo “Un quesito preliminare: quali università per la società italiana” a cui sono seguiti gli interventi di Alessandro Cavalli e Marco Pitzalis sul tema “Diritti (e doveri) degli studenti”. Andrea Stella e Vincenzo Zara hanno invece approfondito il tema dell’ autonomia didattica e della progettazione dell’offerta formativa sottolineando come la carenza di autonomia didattica all’interno del sistema universitario italiano, produca una conseguente impossibilità di progettare in modo flessibile l’offerta formativa e di assicurare agli studenti un’equilibrata organizzazione di conoscenze e competenze. “L’esercizio responsabile dell’autonomia didattica – hanno sottolineato i Professori Andrea Stella e Vincenzo Zara – dovrebbe trovare la sua piena espressione nella progettazione di un’offerta formativa che, tenendo conto e valorizzando al meglio le specificità della sede, ponga al centro del percorso formativo le competenze che devono essere acquisite dallo studente. Purtroppo, la progettazione dell’offerta formativa sta diventando sempre più difficile a causa di una stratificazione negli anni di vari provvedimenti ministeriali che hanno contribuito a creare delle vere e proprie “gabbie normative” entro cui è complesso districarsi”.


La prima giornata di lavori si è conclusa con gli interventi di Fulvio Esposito e Giunio Luzzatto che hanno esposto il tema “Governo, partecipazione, gestione”. Il Rettore Unicam, in particolare, ha evidenziato la necessità di migliorare la considerazione che dell’Università e della Ricerca ha l’opinione pubblica anche ai fini di una più equilibrata distribuzione delle risorse; ha poi illustrato il “Caso Camerino”, un Ateneo che, grazie all’adozione nel marzo 2009 di un nuovo statuto, ha proposto un innovativo modello di governance universitaria. “Con il nuovo Statuto – ha sottolineato il Prof. Esposito – l’Università di Camerino prima in Italia, ha ricondotto ad unità le due missioni storiche dell’istituzione universitaria: la formazione e la ricerca. Superata la separazione tra dipartimenti e facoltà, la nostra Università si è articolata in nuove aggregazioni, le Scuole d’Ateneo, responsabili tanto della formazione che della ricerca. Sempre grazie al nuovo Statuto  ha proseguito il Rettore Unicam si è insediato il Comitato dei Sostenitori che raccoglie i responsabili di realtà produttive tra le più significative del territorio. Questo nuovo organo, che designa tre componenti del Consiglio di Amministrazione, dà finalmente voce a quel settore privato e delle professioni che da sempre lamenta una distanza eccessiva fra le strategie dell’Università e le necessità del territorio”.


I lavori del 25 febbraio hanno preso il via con le relazioni di Stefano Boffo e Michele Rostan sul tema “Terza missione, dialettica territoriale e nuove competenze”, seguite dagli interventi di Giuseppe De Nicolao e Luciano Modica che si sono occupati di “Reclutamento aperto della docenza, doveri dei docenti, sviluppo delle carriere”. “Il reclutamento della docenza universitaria – ha sottolineato il Prof. Modica – dovrebbe improntarsi a criteri internazionali al fine di garantire il raggiungimento di importanti obiettivi fra i quali, ad esempio, una sempre maggiore qualità dell’insegnamento che vada anche oltre il rispetto dei valori minimi prescritti dalla legge”. Il dibattito della mattinata si è concluso con gli interventi di Carlo Maria Bertoni e  Giorgio Sirilli che hanno affrontato il tema “Ricerca libera e ricerca orientata”. 


Nel pomeriggio ha preso la parola Gianfranco Rebora con un intervento dal titolo “Valutazione, accreditamento e ruolo dell’Autorità centrale”, seguito dalle relazioni di Guido Fiegna e Matteo Turri che si sono occupati di “Risorse, pubbliche e private, per l’università”.


Soddisfatto il rettore Esposito che, insieme a Giunio Luzzatto e Luciano Modica è stato uno dei fautori di questo incontro: “A seguito dell’approvazione della L. 240/2011, nota come Legge Gelmini, si è avuto un vivace dibattito all’interno del mondo accademico, che prosegue anche in questi giorni. Qui a Camerino si è riunito un gruppo di persone che da anni riflette sull’Università, persone che rappresentano voci critiche, che non hanno tendenze né autoreferenziali né auto assolutorie, che conoscono bene le criticità e i difetti dell’Università, ma conoscono anche le potenzialità di questa Università. Nel corso di questo incontro abbiamo cercato di far emergere le une e le altre e abbiamo cercato di dar vita ad un gruppo di riflessione su questi temi che si metta a disposizione di tutte quelle forze nel sistema universitario italiano che vogliono davvero cambiare, che vogliono realizzare l’Università che vorrebbero”.

 

 

“Siamo convinti che la denigrazione dell’Università italiana è sbagliata – ha commentato al termine dell’incontro Giunio Luzzatto – sono state dette e soprattutto scritte sui media molte cose sbagliate, nello stesso tempo però abbiamo sbagliato anche noi negli anni scorsi a non distinguere abbastanza chiaramente quello che nell’Università va bene da quello che va male,  pagandone tutti il prezzo, anche quelli che non hanno colpe rispetto alle colpe da cui non abbiamo saputo distinguerci.

Vogliamo cogliere l’occasione di questo incontro per dire, al di là dei meriti e dei demeriti della legge, che c’è un gruppo che cerca di indicare in quale direzione ci si può muovere usando la legge e nello stesso tempo prendendo le distanze dalle cose che non hanno funzionato.

L’intenzione è che questo sia un lavoro permanente, che non finisca con la fine del convegno, ma che possa rappresentare un punto di riferimento da cui partire”.


Nasce la “Carta di Camerino”, un patto con il Paese per una Università diversa.


Camerino, 25 febbraio 2011 –  Nasce all’Università di Camerino, il 25 febbraio, al termine del convegno “L’Università che vorremmo: otto Tesi per cambiare” il  gruppo “L’Università che vorremmo”, autore della “Carta di Camerino”, un Patto di qualità con le Università perché queste possano mantenere il ruolo di propulsore di progresso culturale.


Noi sottoscritti partecipanti al convegno “L’Università che vorremmo” (Camerino, 24/25 febbraio 2011)

  • -auspichiamo che gli atenei affrontino questa fase di applicazione della Legge Gelmini con uno spirito sinceramente riformatore e innovativo che valga a salvare le migliori tradizioni e i punti di forza degli atenei ma anche a ridurre i punti di debolezza o i veri difetti che si sono evidenziati nel tempo;
  • -rivendichiamo la presenza nelle università di un’enorme ricchezza di competenze ed esperienze, anche ai massimi livelli internazionali, e di passione scientifica e civile nel proprio lavoro che è ben diversa dall’usuale narrazione di un’università dequalificata e corrotta, spesso condotta ignorando o addirittura forzando i dati statistici prodotti da organismi internazionali indipendenti;
  • -chiediamo al Parlamento e al Governo di dare fiducia alle università e di liberare definitivamente le forze migliori  dalla gabbia asfissiante e sempre crescente di requisiti normativi e quantitativi, talora da delirio numerologico, che non garantisce null’altro che un’iperburocratizzazione su cui i docenti sprecano il loro tempo, sostituendola con una vera politica incentivante di chi ottiene i migliori risultati e disincentivante di chi fallisce i propri obiettivi;
  • -proponiamo al nostro Paese, in particolare alle giovani generazioni, un patto di qualità con le università perché queste possano mantenere nel tempo, come avviene da secoli, il ruolo di motore insostituibile di progresso culturale, economico e sociale tramite l’incremento e la diffusione del pubblico sapere, ricevendo un sostegno finanziario compatibile con la ricchezza del Paese ma adeguato agli obiettivi e ai risultati ottenuti;
  • -ci impegniamo a dare vita ad un libero movimento di difesa e rilancio dell’università italiana, L’università che vorremmo, che partecipi in modo costruttivo, competente e intellettualmente onesto al dibattito pubblico e politico sull’università in questa fase particolarmente delicata.



25 Febbraio 2011 alle 21:19 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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