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Sibilla sotto assedio

di | in: Cronaca e Attualità, Oblò: Spunti, Appunti e Contrappunti

di Renzo Vitellozzi


2010-01-25 – Il Monte Sibilla non è una montagna qualunque. E’ la montagna per eccellenza, la più rappresentativa del Parco dei Sibillini, una delle montagne simbolo del nostro intero Appennino. La mia prima ascensione al Monte Sibilla risale a metà circa degli anni sessanta. Ho un ricordo vivido di quel giorno assolato d’agosto. Le creste affilate del Monte Zampa e del Vallelunga, i valloni di Foce e dell’Infernaccio, i panorami verso il Gran sasso e la Laga, il silenzio delle praterie e poi le strane, misteriose leggende che mio padre ed i suoi amici mi raccontarono per la prima volta durante il cammino. Ma la cosa che più mi colpì quel giorno, per me così significativo, fu lo stradone esagerato che stava tagliando come una lama impazzita il versante sud della “sacra” montagna. Massi e pietrisco venivano giù, freschi, rumorosi con il loro canto di dolore. Sentivo il profumo della montagna oltraggiata, ferita. Un fotogramma indelebile. Ero ancora un ragazzino ma già cominciavo a non capire certi contrasti, certe violazioni.

Sono passati tanti anni da allora e continuo a non capire. La notizia è piuttosto recente. Si tratta di un appello al ministro Biondi per la riapertura della grotta della Sibilla. Sindaci della Comunità Montana, Provincia, Regione, Sovrintendenza alle Belle Arti, Ente Parco, sembrerebbero tutti concordi e favorevoli alla riapertura del sito archeologico più importante delle Marche. Costo stimato 300 mila euro, non pochi. Si stanno cercando fondi un po’ qua un po’ là, su più canali. La macchina organizzativa si è già messa in moto, progettisti, studiosi, ditte specializzate in rilievi con sofisticati macchinari di ultima generazione.

Mi chiedo: saremo in grado di salvare i Sibillini da un nuovo scempio? Perché bucare e traumatizzare nuovamente una montagna così amata e leggendaria? Poteva bastare la strada che già deturpa completamente il versante sud. Invece no! Ci eravamo illusi. L’istituzione del Parco ci ha fin troppo tranquillizzati. Non è destino. Non c’è pace per la maga alcina e il Guerin Meschino. Riaprire la grotta è solo una cattiva idea, di nuovo un atto sconsiderato, inconciliabile con i principi di tutela del Parco, con la storia secolare legata a quello specifico territorio. Sarebbe più ragionevole destinare risorse economiche, anche importanti, per il ripristino delle praterie danneggiate durante la realizzazione dello stradone. Un civile atto riparatorio più che dovuto. Se ne parla da anni. L’inerbimento dei terreni d’alta quota, con forte pendenza, è oramai pratica molto diffusa nei paesi più avanzati. Basta guardare la Svizzera, l’Austria, i paesi scandinavi. Nazioni moderne dove la tutela e la conservazione del territorio sono alla base della crescita del paese.

I Sibillini sono un ecosistema fragile e già compromesso, ancora sotto minaccia. Chissà, forse è anche per questo che ci sentiamo sempre vicini a loro e ne rimaniamo continuamente ammaliati ed affascinati.

Osservate attentamente il logo-simbolo del Parco, un capolavoro di fantasia e sintesi che raccoglie pochi, essenziali elementi. E’ tutto racchiuso lì. Non ci resta che camminare e contemplare, in silenzio. Pura estasi. Lasciamo in sacrosanta pace fate e cavalieri. Non dobbiamo fare altro.




26 Gennaio 2010 alle 12:11 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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