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Il mio ricordo di Walter Bonatti

di | in: Noi che... Quelli che..., Primo Piano

Walter Bonatti

di Renzo Vitellozzi


“Posso dire di aver passato gran parte della mia vita a contatto con le più forti e genuine manifestazioni della natura” (W.B.)


Ho conosciuto Walter Bonatti nell’aprile del 1998.

Facevo parte allora del direttivo della sezione del CAI di S. Benedetto del Tronto e durante l’inverno maturammo l’idea di ospitare un personaggio che rappresentasse il mondo della montagna, dell’avventura e dell’esplorazione in generale, dotato di una personalità autorevole e credibile, per dare maggiore visibilità alla nostra associazione.

Ricordo bene che la scelta non fu facile: i nomi in gioco erano tanti ed ognuno di noi aveva opinioni differenti. Dopo varie riunioni e numerose discussioni decidemmo di ospitare il grande alpinista e scrittore Walter Bonatti.

Aderì con entusiasmo al nostro invito e si dimostrò fin da subito molto disponibile e collaborativo. La conferenza fu stabilita per il sabato 4 aprile. Finalmente arrivò il gran giorno. L’appuntamento era fissato per il primo pomeriggio presso il casello autostradale di Pedaso. La giornata era baciata da un tiepido sole. Bonatti arrivò puntualissimo.

Con molta cordialità mi accolse nella sua auto, una Ford Ghia piuttosto impolverata, piena zeppa di documentazioni e materiali vari. Ero emozionatissimo. E come non esserlo? Mi trovavo a fianco di una leggenda dell’alpinismo, un mito vivente per molte generazioni di scalatori, camminatori, amanti dell’avventura e della natura. Percorremmo la strada fino a S. Benedetto a velocità ridottissima, parlando placidamente del più e del meno e mi dettagliò gli amici che lo legavano alla città di Ascoli.

La sua loquacità mi sorprese, come mi sorpresero subito i suoi occhi vispi e brillantissimi, il suo tono di voce da doppiatore, pacato e cristallino, e la sua chioma bianca come la neve.

Viaggiare lungo la Statale 16 in un mite pomeriggio primaverile in rilassata conversazione con Walter Bonatti, l’uomo del Bianco, del K2, del Cervino, dei deserti africani, dell’Amazzonia, della Patagonia, dell’Alaska mi sembrò una situazione davvero surreale .

Quante volte avevo immaginato (più che immaginato, sognato o sperato) un incontro, magari in cima a qualche vetta o in qualche rifugio d’alta quota. Ed invece…Strana proprio a volte la vita, mi dicevo.

Giungemmo in città ed insieme ad altri amici della sezione lo accompagnammo prima in albergo e poi a fare una breve passeggiata per le vie del centro, in attesa dell’inizio della conferenza fissata per le ore 17. Qualche foto ed autografo di rito, come da copione, ed i suoi complimenti per il grande, bel manifesto che lo ritraeva all’inizio della sua ultima impresa alpinistica: la famosa solitaria del ‘65 sulla parete nord del Cervino.

La conferenza fu un successo: sala Smeraldo del Calabresi stipata in ogni ordine di posti. Bonatti incantò la platea con le sue minuziose relazioni e le famose, splendide diapositive. Immagini che hanno fatto (e che fanno tuttora) il giro del mondo. Episodi più o meno conosciuti riportati sui quotidiani, libri e riviste specializzate di tutto il pianeta.

Con gli amici del CAI di Ascoli, concludemmo la serata in un ristorante di pesce.

Non dimostrò per tutta la serata la benché minima insofferenza. Sembrava stranamente a suo agio, malgrado la stanchezza, la confusione e le domande che lo sommergevano. Infine il ritorno in albergo ed il congedo. Fu il momento più commovente e toccante. Con la sua raffinata calligrafia, mi scrisse una dedica sulla copertina di uno dei suoi libri più interessanti ed avvincenti, “In terre lontane” ; mi elargì qualche prezioso consiglio riguardo la mia attività escursionistica.

Bonatti

Ci salutammo con un forte abbraccio e con la promessa di rivederci quanto prima. Per ringraziarlo, gli inviai una foto che ritraeva un bosco in veste autunnale dei Monti della Laga. Nella risposta, mi informò che nel breve sarebbe stato impegnato in un lungo ciclo di conferenze in Giappone e mi promise un incontro al suo rientro. E’ stato il mio ultimo contatto con Walter Bonatti.

Ora che se ne è andato i ricordi si fanno ancora più vividi e preziosi e la mia memoria torna anche a quando, poco più di un bambino, mio nonno ogni tanto mi invitava a pranzare con lui. Era un rito un po’ magico che si celebrava in un silenzio quasi religioso. Una volta terminato il semplice pasto, mi accoccolavo sulla sua poltrona preferita e sfogliavo la rivista “Epoca”, a cui mio nonno era abbonato, nella speranza di trovare foto delle imprese stupefacenti di un piccolo, grande uomo che mi faceva sognare con i suoi avventurosi viaggi intorno al mondo: Walter Bonatti

La sua morte improvvisa mi ha molto turbato. La malattia lo ha fermato di colpo. Lui che sembrava invincibile, è stato respinto nella battaglia più importante, ma avrà certamente lottato come un leone. Come sempre. Ne sono certo.


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19 Settembre 2011 alle 18:13 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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