Perché è finito il sodalizio tra Jannik Sinner e Riccardo Piatti?

Perché è finito il sodalizio tra Jannik Sinner e Riccardo Piatti?

Per gli addetti ai lavori non è stato un fulmine a ciel sereno. Già da qualche settimana non sembravano più la coppia perfetta e, dopo otto anni di fruttuoso sodalizio, Jannik Sinner e il suo allenatore Riccardo Piatti hanno deciso di andare ognuno per la sua strada. Non c’è ancora l’ufficialità, ma è questione di ore o al massimo giorni. La decisione sarebbe stata presa dal giovane altoatesino che negli ultimi due anni ha sì bruciato le tappe ma forse non con i miglioramenti tecnici e non così velocemente come avrebbe voluto.

Nel solo 2021 Jannik ha conquistato ben quattro titoli ATP (primo italiano a vincere quattro tornei in un anno), ai quali si aggiunge la prestigiosa finale al Master 1000 di Miami e l’approdo in top ten a soli 20 anni. Una stagione da incorniciare insomma – meglio di lui hanno fatto soltanto Casper Ruud e Alexander Zverev – e l’inizio del 2022 è stato tutt’altro che negativo con i quarti di finale raggiunti agli Australian Open. Ma i risultati dicono soltanto una parte di verità. Durante l’Open cangurino si è diffusa la voce che Sinner volesse nel suo staff un ex campione Slam e si era addirittura ipotizzato il nome di McEnroe (ipotesi poi smentita). Nel match di terzo turno contro il giapponese Daniel si è assistito ad un inedito sfogo del giovane tennista contro il suo allenatore, al suon di “io uso la testa, ma tu stai calmo” (guarda il video).

Se poi, in linea teorica, aver raggiunto i quarti di finale è un ottimo risultato, il modo in cui è avvenuta la sconfitta con Stefanos Tsitsipas deve aver fatto riflettere Jannik su quanto ci sia ancora da lavorare per colmare il gap che lo separa dai primi quattro-cinque giocatori del circuito. Contro il greco, che chissà perché alla vigilia del match veniva dato per perdente dai bookmaker, Sinner non è riuscito a giocare il proprio tennis, cedendo in modo fin troppo disarmante agli anticipi di dritto e alla facilità di tocco dell’avversario che si è imposto con un eloquente 63 64 62.
Non si può fare un dramma per essere usciti per mano del numero 4 ATP, ma la silenziosa ambizione di Sinner non gli permette di accettare una sconfitta maturata senza riuscire a costruirsi una pur minima chance di vittoria. La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso? Non volendo pensare che ci siano motivi economici alla base della rottura con Piatti, limitandoci dunque al solo ambito tecnico-sportivo, potrebbe essere.

Il vaso di Jannik Sinner aveva già da alcuni mesi iniziato a riempirsi lentamente e sul finire del 2021 ha rischiato di arrivare all’orlo. Il non essere riuscito a guadagnarsi sul campo le ATP Finals, che lo scorso novembre si sono giocate per la prima volta a Torino, quando la qualificazione sembrava a portata di mano, è stato un motivo di grande delusione per Jannik, che al termine di una stagione molto dispendiosa non è stato in grado nei tornei di Vienna, Bercy e Stoccolma di raggranellare i punti decisivi. Il nostro poi le ATP Finals le ha comunque giocate ma la sua partecipazione è stata consentita soltanto dall’infortunio che ha costretto al ritiro Matteo Berrettini. Jannik si è comportato egregiamente nelle due partite avute a disposizione, prima liquidando con facilità il polacco Hurkacz (l’amico-nemico che lo aveva battuto nella finale di Miami) e poi perdendo soltanto al tie-break decisivo contro l’incontenibile Medvedev: per uno come lui non è stata, comunque, la consacrazione che desiderava, ma soltanto un surrogato.

Alcuni episodi precedenti alle ATP Finals possono comunque aver iniziato ad incrinare qualcosa tra Jannik e il suo mentore. Innanzitutto la già citata finale di Miami ad aprile, nella quale Sinner è stato soltanto una controfigura di quello visto durante tutto il torneo. Pur giocando contratto, si è trovato a servire per il primo set ma ha ceduto malamente a zero il servizio, permettendo al polacco di risalire e chiudere con il punteggio di 76 64. Poi a ottobre l’incredibile semifinale dell’ATP 500 di Vienna contro l’americano Frances Tiafoe, che dopo essersi trovato sotto per 36 35 è riuscito a breakare l’italiano che serviva per il match e a ribaltare tutto, vincendo 62 al terzo una partita che sembrava già segnata.
Poi ancora a novembre la sconfitta al primo turno del Master 1000 di Parigi-Bercy contro la sua nemesi Carlos Alcaraz. Se fino all’estate 2021 il nome di Sinner era il primo che veniva in mente quando si parlava del futuro del tennis mondiale, dopo l’exploit dello spagnolo classe 2003 (due anni in meno di Jannik) agli US Open, la sua stella non è stata certo annebbiata ma in tanti hanno iniziato a scommettere su Alcaraz come numero uno di un futuro più o meno prossimo. Il primo turno parigino era stato presentato dalla stampa come la prima di una lunga serie di sfide tra due campioni destinati a contendersi il trono nei successivi quindici anni. Il fatto che abbia prevalso lo spagnolo, anche se di misura, è stato un campanello d’allarme che nella testa di Jannik ha iniziato a suonare in modo assordante. Al di là del fatto che le sconfitte contro Tiafoe e Alcaraz sono state decisive nel compromettere la qualificazione diretta alle ATP Finals, Sinner ha avuto modo di misurare una differenza. Finito l’incontro con Alcaraz, si è rivolto al suo team con un sardonico “ci vediamo in palestra”. Lo spagnolo è un concentrato di muscoli, mentre il fisico di Sinner non sembra ancora adatto ai ritmi vertiginosi imposti dai top player e nonostante questo il tennis dell’italiano è uno dei più muscolari e devastanti in circolazione: cosa potrebbe succedere, è lecito chiedersi, se si aumenta il lavoro in palestra per potenziare un fisico che appare ancora immaturo?
Il tennis tutto muscoli e potenza non fa gioire i puristi (che per una volta non possono che essere d’accordo con lo sfogo di Fognini di qualche giorno fa: “il tennis di oggi è tutto uguale, solo bombe di dritto e servizio, non mi piace per niente, non lo guarderò più quando smetterò”) ma sembra essere quello che serve per vincere oggi.
La differenza più importante tra Sinner e Alcaraz, alla luce di quello che sta succedendo, è però un’altra: all’angolo dello spagnolo c’è un ex numero uno al mondo ed ex campione Slam come Juan Carlos Ferrero. Alcaraz e Ferrero lavorano insieme da anni per costruire nel modo più letale possibile la carriera del primo, il loro è un rapporto duraturo tra mentore e allievo, un po’ come è stato fin qui quello tra Piatti e Sinner. Ma per gli addetti ai lavori è impossibile non evidenziare come quasi tutti i migliori si sono affidati ad un certo punto della loro carriera ad un grande ex giocatore. Nadal a Moya. Federer a Edberg. Murray a Lendl. Djokovic a Becker e Ivanisevic. Un ex campione sa cosa gira nella testa quando si sta per scendere in campo per una finale, quello che serve quando si sta servendo per il match di una partita decisiva per le sorti di un’intera stagione, come si raffredda la tensione quando si deve fronteggiare la più pericolosa delle palle break, quando solo l’esperienza e un pizzico di follia possono salvarti da una situazione da thriller.

Riccardo Piatti è uno dei più apprezzati maestri di tennis al mondo, una persona che vive per il tennis, ha lavorato, tra gli altri, con Novak Djokovic e Richard Gasquet, Renzo Furlan e Maria Sharapova, ha allenato per tutta la carriera Ivan Ljubicic portandolo al numero 3 della classifica ATP, ha seguito per tre anni Milos Raonic portandolo a disputare la finale di Wimbledon. La grandezza di Riccardo Piatti si limita alla sua pur splendida carriera di allenatore. Nei circoli tennis di tutta Italia e nelle piazze virtuali dei social, è tutto un rincorrersi di appassionati che parlano di un Sinner immobile nella propria crescita tennistica da quando si è affacciato alla ribalta internazionale ad oggi, che invocano una maggiore varietà nel suo gioco, che sperano in progressi nel servizio e nel gioco a rete. Lo stesso Sinner scalpita per forzare la situazione di stallo rispetto alla distanza tra il suo tennis e quello dei migliori. Non si può addebitare nulla a Piatti e al suo staff, se Sinner è attualmente numero 10 al mondo, il merito va condiviso sicuramente con chi l’ha accompagnato fin lì, ma un cambio di guida tecnica è una soluzione veloce (e rischiosa) per cercare di ingranare un’altra marcia. Può sembrare ingeneroso, ma il tennis contemporaneo è il più schizofrenico di sempre e una scelta del genere, per quanto sorprendente nella sua rapidità, non dovrebbe scandalizzare. Si è creato un incredibile hype sui nuovi talenti, coniata l’etichetta Next Gen e organizzato un trofeo a loro dedicato, eppure gli Slam continuano a vincerli Djokovic e Nadal, rispettivamente classe 1987 e 1986. Per quanto sembrino immortali, il serbo e lo spagnolo appenderanno la racchetta al chiodo prima o poi, e allora tutti i talenti che dovevano esplodere e non l’hanno fatto e tutti quelli che sono adesso in rampa di lancio avranno la strada spianata. L’importante è fare di tutto per farsi trovare pronti per quel momento. Chissà se l’ex numero 2 del mondo Magnus Norman, il nome attualmente più caldo per sostituire Piatti, sarà in grado di capire i malumori del nostro campione e di indirizzarli verso un tennis di vertice.
Certo, gli inguaribili romantici rimangono delusi da una storia che finisce. E anche se ora tutti hanno capito che il rapporto tra Sinner e Piatti è sempre stato raccontato in modo fin troppo edulcorato, fa un certo effetto rileggere l’aneddoto con cui Piatti solo qualche mese fa rispondeva al giornalista del Corriere della Sera che gli chiedeva quando aveva capito che Sinner poteva diventare un campione. «La prima estate con lui, quando aveva 13 anni, lo portai al mio consueto stage all’Elba. Una mattina, va a tuffarsi dagli scogli assieme ad altri ragazzi. Lui, bambino di montagna, che nuotava a malapena, al primo tentativo fece subito un salto mortale. Quando riemerse, tutti gli chiesero come ci era riuscito. Rispose che quando era in aria aveva pensato di fare due capriole consecutive, così una almeno l’avrebbe fatta per forza. Aveva già la testa del vero sportivo».

 

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