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Paul Klee, Bambin Gesù senza ali, 1883, matita e carboncino su cartoncino, 1,5 8,5 x 6 12,4 cm, Zentrum Paul Klee, Berna

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Riceviamo da Tonino Armata e pubblichiamo integralmente


Alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma dal 9 ottobre al 27 gennaio 2013 sono in esposizione alcune opere di Paul Klee grandissimo artista originario di Berna.


Noi dell’associazione Città dei bambini, in anticipo avevamo capito l’importanza di questo grande artista e avevamo proposto all’amministrazione comunale (assessore alla cultura Sorge) di esporre le sue opere da bambino in mostra nella Palazzina Azzurra nell’occasione della festa dei bambini 2012 dal 22 maggio al 31 agosto (avevamo avuto l’ok dall’organizzazione che si occupa delle opere di Paul Klee) .

Purtroppo per la miopia dei nostri amministratori comunali e regionali (non parliamo di quelli provinciali), i quali, previlegiando la cultura dell’effimero, non hanno saputo cogliere una opportunità di grande spessore artistico/culturale dell’infanzia e che avrebbe avuto sicuramente grande richiamo turistico/culturale a livello nazionale, europeo e oltre.

Nel 1902, a ventitré anni, nella soffitta della casa di famiglia a Berna Paul Klee trova per caso i suoi disegni di bambino, conservati dalla sorella Mathilde. Quei lavori a matita e gessetto, realizzati dai tre ai dieci anni, lo impressionano a tal punto che in una lettera alla fidanzata li definisce “La cosa più significativa fatta finora”. Perché ciò che vide nei disegni infantili fu quell’espressività autentica e incorrotta che stava cercando come artista e che inseguirà per tutta la vita. Una ricerca ripercorsa in Eiapopeia. L’infanzia nell’opera di Paul Klee. Centoventi opere, dal 1883, quando, a quattro anni, Klee disegnò il Bambin Gesù senza ali (vedi sopra) al 1940, anno della morte dell’artista. Che non ha mai visto nell’infanzia una condizione d’innocenza, ma una fase primordiale, in cui la rappresentazione non viene filtrata dalla razionalità.” L’arte si può trovare in ogni casa, Nella stanza dei bambini”.

“L’arte non ripete le cose visibili, ma rende visibile”, affermava Paul Klee. Nella sua opera costante è la pratica del linguaggio artistico. Lo spazio non possiede o descrive profondità, si dà come supporto bidimensionale che non conosce inabissamenti. Questi semmai sono il portato di una condizione psicologica e fantastica che precede il lavoro dell’arte, movimenti che assecondano la messa in opera dell’immagine, la quale, per prodursi, utilizza l’ economia di un linguaggio lampante e scorrevole. Il colore entra nel gioco della composizione ad incrementare l’intensità di un’ opera che nasce anche da una consapevolezza culturale. Il linguaggio possiede una sua biologia interna, una sedimentazione di orientamento che permette disposizioni molteplici.





10 Ottobre 2012 alle 16:47 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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