Cupra Marittima –
L’abbiamo fatta grossa di Carlo Verdone
Il Cinema Margherita di Cupra Marittima in occasione delle feste natalizie da giovedì 28 gennaio a lunedì 1 febbraio propone:
Martedì d’Essai 2 febbraio ore 21.15 La corrispondenza: Una giovane studentessa universitaria impiega il tempo libero facendo la controfigura per la televisione e il cinema. La sua specialità sono le scene d’azione, le acrobazie cariche di suspense, le situazioni di pericolo che nelle storie di finzione si concludono fatalmente con la morte del suo doppio. Le piace riaprire gli occhi dopo ogni morte. La rende invincibile, o forse l’aiuta a esorcizzare un antico senso di colpa. Ma un giorno il professore di astrofisica di cui è profondamente innamorata sembra svanire nel nulla. È fuggito? Per quale ragione? E perché lui continua a inviarle messaggi in ogni istante della giornata? Con queste domande, che conducono la ragazza lungo la strada di un’indagine molto personale, inizia la storia del film. (www.trovacinema.it) “Il nuovo film di Tornatore comincia idealmente dove finiva “Nuovo cinema Paradiso”, proiettandosi dal passato nel futuro delle immagini. Un lungo bacio, cui segue la ricerca di un oggetto d’amore perduto; non più su pellicola, bensì sulle mille superfici in cui le immagini e le parole oggi navigano. Un professore (Jeremy Irons) sparisce, e si mette in contatto con la sua amante (Olga Kurylenko) attraverso sms, videochiamate, filmati su Dvd. Questo corpo “fantasma” innesca così una vera e propria caccia al tesoro, misteriosa e angosciante, con la giovane donna. “La corrispondenza” appartiene al versante delle storie più nere e intime del cinema di Tornatore: thriller luttuosi come “Una pura formalità” o “La sconosciuta”, con una struttura da fiaba, con prove e oggetti magici. La prima sorpresa è lo stile del regista: pochissimi movimenti di macchina, partitura di Morricone quasi in sordina, atmosfera fredda e ovattata. Un autore così abitualmente sontuoso si permette qui di girare le scene-clou in maniera esplicitamente anti-drammatica: quando la donna rievoca un episodio traumatico, la vediamo in differita, su un monitor, mentre lei stessa si osserva; e l’uomo svela il senso delle proprie azioni di spalle, in un altro video. Ma soprattutto, questo è un film teorico, sulla comunicazione nell’era del digitale. Cosa ne è oggi dei corpi, degli affetti, delle storie? Guidati da una protagonista che scruta fuori campo inquieta, e da un meccanismo di suspense in fondo ingannevole, seguiamo due immagini umane che si inseguono e si parlano per tramite dello spettatore. Un tempo le pellicole bruciavano; qui brucia un Dvd, le immagini rischiano di scomparire, rimangono una traccia labile. L’unica consistenza dei due innamorati, l’unico peso specifico delle loro immagini è una bassa definizione le cui imperfezioni sono paradossalmente la fioca garanzia di un passato, di un corpo, di un dolore. Più che una storia d’amore, “La corrispondenza” racconta un’ossessione manipolatoria, come quella di Novecento il “pianista sull’oceano” o del battitore d’asta di “La migliore offerta”; forse anche la metafora, sorniona e dolente, di un regista che s’interroga sul tempo per provare a superarlo.” Il labirinto del silenzio: Francoforte, 1958. Johann Radmann, giovane procuratore nella Germania dell’Ovest, indaga su una cospirazione di massa messa in atto per coprire i passati oscuri e la connivenza con il regime nazista di importanti personaggi pubblici. “La Shoah ha marcato il secolo scorso con un’impronta unica e tragica, influenzando in maniera decisiva i nostri modelli di rappresentazione e particolarmente il cinema. Questa ‘influenza’ continua a interrogare autori, critici ed esperti e a produrre opere che aiutano a convivere col passato, un passato che non può e non deve passare. E di passato e della sua rielaborazione dice (molto bene) Il labirinto del silenzio di Giulio Ricciarelli, regista italiano naturalizzato tedesco, che assume il cinema come metodo d’investigazione e approccia il soggetto con l’eloquio lento del ‘diritto’. |
Cinema Margherita
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