Parlare Futuro, lezioni d’autore con Franco Arminio

Parlare Futuro, lezioni d’autore con Franco Arminio

PARLARE FUTURO. LEZIONI D’AUTORE

QUARTO APPUNTAMENTO

FRANCO ARMINIO

RESTERANNO I CANTI”

GIOVEDì 24 GENNAIO– ORE 21,15

VILLA MURRI SALA CONSILIARE PORTO SANT’ELPIDIO

PORTO SANT’ELPIDIO – Dopo lo strepitoso successo dell’incontro con il prof. Piergiorgio Odifreddi, Parlare Futuro continua la rotta con il suo quarto appuntamento, che si terrà il 24 gennaio, alle ore 21,15, presso Villa Murri, sala consiliare, Porto Sant’Elpidio e che sarà tutto dedito all’incontro con il poeta e paesologo Franco Arminio e la sua ultima opera poetica “Resteranno i Canti”. La raccolta contiene una parte della grande produzione in versi di Franco Arminio. Ancora l’essere umano è ritratto nella sua fragilità e nella sua forza e  le liriche presentano il suo acuto senso del corpo femminile e del paesaggio. I versi di Arminio sono semplici, diretti, senza aloni. Ogni verso è una serena obiezione alla scrittura come gioco linguistico, è una forma di attenzione a quello che c’è fuori, a partire dal corpo dell’autore, osservato come se fosse un corpo estraneo: l’azione cruciale è, infatti, quella del guardare: “Io sono la parte invisibile del mio sguardo”. L’incontro è promosso dal Comune di Porto Sant’Elpidio, dalla presidente del consiglio, Milena Sebastiani, e da ben due assessorati: l’assessorato alla cultura e dal suo assessore Luca Piermartiri e l’assessorato al turismo con Elena Amurri. La direzione artistica è curata da Oriana Salvucci che così definisce l’incontro: ” In sintonia con il fil rouge della rassegna, Parlare futuro si è tinta di rosso ed ha scelto la via dell’arte e della poesia. Una poesia, quella di Franco Arminio, buona come il pane, chiara come l’acqua, grande come un giorno di sole”.

Arminio, classe 1960, nato, cresciuto e residente in un piccolo paese, Bisaccia (AV), ha sempre amato e vissuto con passione la sua piccola realtà cittadina, che sente come aderente alle necessità umane individuali. Il suo amore per il piccolo, inteso come realtà a misura d’uomo e capace di creare comunità di azione, pensiero ed intenti, lo ha portato dedicarsi al documentario (Giobbe a Teora -2010- e Terramossa -2012-) e all’animazione di battaglie civili in difesa dei diritti dei piccoli paesi, come il mantenimento degli ospedali di paese e il rifiuto alla creazione di discariche lontane dai grandi centri ma vicine ai piccoli borghi più defilati. Amante della scrittura in versi, è riuscito a partorire una poesia che racconta un’Italia intensamente vissuta dal punto di vista dei piccoli paesi che ne costituiscono l’ossatura portante e che spesso sono oggetto di soprusi, malgoverno e cattiva gestione del territorio, e ha raggiunto la ribalta con raccolte importanti, come Vento forte tra Lacedonia e Candela. Esercizi di paesologia (2009 – Premio Napoli), Cartoline dai Morti (2010 – Premio Dedalus) e Terracarne (2011 – Premio Carlo Levi e Premio Volponi), ispirate soprattutto da ciò che resta delle realtà comunitarie dopo il terremoto dell’Irpinia.

Sebbene sia poeta, scrittore e regista, si definisce “paesologo”, ovvero esperto di “paesologia”, quel particolare discorso che vuole conoscere la realtà dei piccoli paesi tra i 500 e i 4000 abitanti, realtà che costituiscono oltre il 25% del tessuto urbano italiano, e di cui nessuno parla. Per sua stessa dichiarazione “La paesologia non è una visione estetica, ma una forma di attenzione per i luoghi più sperduti e affranti, (…) che poi spesso sono i luoghi più vicini al mio paese. La paesologia è un viaggiare nei dintorni, è la soluzione di chi non riesce più a stare nel proprio paese ma non riesce neppure a lasciarlo.” Intrepido viaggiatore e pensatore, ha fondato la “Casa della paesologia” a Trevico (AV), un luogo aperto a tutti gli artisti, pensatori e persone che vogliano semplicemente conoscere le piccole realtà irpine, formare nel tempo della loro permanenza delle piccole comunità provvisorie che si scambino idee, emozioni, canti, balli, usi, costumi, e guerre per il bene comune.

A Parlare Futuro porta tutta la sua voglia di conoscere e viaggiare attraverso le microrealtà, soprattutto le più disastrate e non narrate, con la sua ultima raccolta poetica “Resteranno i Canti” al cui centro c’è l’amore carnale per la donna e per il paesaggio stremato e sfiorito dei suoi paesi. Il suo invito è quello di viaggiare, di guardare fuori da sé, osservare con attenzione tutto ciò che circonda la nostra realtà quotidiana, soprattutto il piccolo, il trascurato, il negletto e disperato, e di far scaturire da quest’incontro la semplicità dell’amore, per le persone, per i luoghi, di non cercare il dominio, il cementificare persone e cose dentro limiti imposti, ma di lasciar fiorire i fiori selvatici dei sentimenti (questi sconosciuti), e cedere la strada al crescere degli alberi, perchè ciò che resterà alla fine saranno i Canti.

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