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Matteo De Simone “Denti guasti”

di | in: Primo Piano, Recensioni

“Denti guasti” (Hacca, 2011 – pag. 232; euro 14)


«Si sono baciati poche ore dopo essersi conosciuti»: Roman e Giulia lasciano che le loro solitudini si avvicinino e si scalfiscano, in una Torino spettrale, caricature di se stessi, con una verginità tutta da rifare.


Tragicità a cubetti. E vita vera, un pizzico più vera del reale. Cubetti di sangue coagulato. Il male a piccole dosi capaci di accentrarsi e raggrumando conclamarsi. Il male che sfocia nel bene. Il primo amore nello stesso giorno del lutto materno. Anche perché il sesso è una scappatoia senza investimento e per una ragazzina diciottenne finita tra le braccia di un clandestino moldavo dedito a minima ma esiziale malavita non è detto che sia un bubbone da cavare. C’è un peggio incessante che non si placa con il corteggiamento alla morte né con la morte stessa. Ci sono i nostri anni, come un tempio assente, con le loro smanie di successo e le loro penitenze televisive; anni incancreniti che vanno raccontati anche a rischio di enfatizzarne i guasti. Così il senso di angoscia che questo romanzo regala è un cappio al collo, e stringe, stringe… Perché bene e male sono oggi indistinguibili nel banale, traforati o del tutto rotti, marci. Quando il romanzo finisce non pensi alla lingua senza guizzi o alla saturazione di luoghi comuni, quando passa l’ultima pagina ti viene voglia di sputargli contro, al nostro tempo immemorabile, di staccargli la spina.




1 Luglio 2011 alle 19:02 | Scrivi all'autore | stampa stampa | |

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