Ospedale, i nodi della discordia… e il privato ringrazia

Ospedale, i nodi della discordia… e il privato ringrazia
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San Benedetto del Tronto, 2022-11-29 – Riceviamo e pubblichiamo

<<L’amministrazione Comunale intende portare in Consiglio la decisione dell’area ove ubicare il nuovo ospedale, scelta che sembra ricadere nella zona Ragnola di Porto d’Ascoli. I comitati di quartiere direttamente interessati sono sul piede di guerra. C’è da giurare che esprimeranno la loro contrarietà al sito, ritenuto inadeguato, già dalla prossima commissione consiliare. Nel comprendere queste reazioni, la posizione della coalizione PD – Articolo Uno e Nos non è mai cambiata: non ci interessa seguire la destra in questi inganni, perché non sarà mai realizzato un nuovo ospedale a San Benedetto del Tronto.

La destra auspica che la città esprima contrarietà sul sito per poter dire “non lo abbiamo fatto perché non vi mettevate d’accordo sul dove farlo”. Non la seguiremo in questo gioco, non le consentiremo di farla franca a costo di organizzare proteste nella città. Vogliamo invece che il Sindaco chieda subito, e non fra 10 anni, interventi consistenti sul Madonna del Soccorso che versa in uno stato comatoso.

Il nostro ospedale si avvale di sanitari in cooperativa già dalla passata estate per coprire i turni al Pronto Soccorso, per permettere ai medici dipendenti di godere delle ferie accumulate negli anni massacranti del Covid.

Ciononostante, per la carenza di personale, si è proceduto alla chiusura temporanea (dura da mesi) della Medicina d’urgenza. Non c’è reparto o quasi, che non denunci scarsità di personale medico e infermieristico con conseguente riduzione delle prestazioni erogate. Alcuni servizi, quale la Radiologia, in passato fiore all’occhiello del nostro ospedale con risonanza regionale, registra continue segnalazioni di guasti o malfunzionamenti dei macchinari.

In definitiva mentre il privato ringrazia, il servizio pubblico e l’amministrazione comunale parlano d’altro.

Il dibattito viene indirizzato sul sito ove costruire l’eventuale e poco realistico nuovo ospedale, dato che ad oggi non risulta stanziato un solo euro. Sulla nuova struttura sappiamo solo che sarà appunto un ospedale su due presidi, ossia una coperta per due: Ascoli e San Benedetto. Una perfetta arma di distrazione di massa perché nel frattempo nessuna risorsa viene destinata al necessario adeguamento e ammodernamento dell’ospedale esistente, esposto così ad un lento declassamento.

L’Amministrazione comunale insegue invece le chiacchiere, si espone al ridicolo con bozzetti redatti da qualche illuminato consigliere, mentre dovrebbe nel frattempo vigilare e tutelare la salute pubblica e il suo servizio sanitario.

In questa azione di salvaguardia è necessario coinvolgere anche i cittadini forse troppo rassegnati o ancora poco consapevoli di quanto si sta perdendo. Non lasciamoci portare via questo patrimonio che è patrimonio di tutti e da tutti deve essere salvato.

Se ci si aspettava un rilancio del finanziamento del servizio sanitario pubblico dobbiamo dire che le risorse messe in campo dal Governo con la legge di Bilancio sono veramente residuali. La gestione populistica della sanità è buona per le campagne elettorali, visto i risultati, ma il governo regionale deve chiarire, una volta per tutte, se è o meno in grado di mantenere un servizio sanitario interamente pubblico, equo ed universalistico, perché la realtà smentisce la narrazione. Abbiamo medici che fuggono dagli ospedali, con tempi di attesa interminabili ai pronto soccorso e con l’aumento di un fenomeno preoccupante: i ‘medici a gettone’, una vera giungla; capita di trovarsi di fronte sanitari che sono in piedi da 48 ore, con tutti i rischi del caso non solo per la salute del medico ma anche per quella del paziente. Spesso lavorano insieme medici con compensi nettamente sproporzionati tra loro.

Il futuro della sanità è sempre più orientato verso un modello semi-privatistico delle cure, una privatizzazione strisciante con la creazione di una sanità a doppio binario: privata per chi se la può permettere e pubblica per i più bisognosi. Le conseguenze sono disastrose:

  • concorrenza tra regioni per attrarre medici pagando di più, una corsa al rialzo e un evidente esempio di derive territorialiste e frammentatrici dei diritti dei cittadini che non dipendono dal territorio di appartenenza;

  • peggioramento della qualità del servizio, con il ricorso a professionisti meno motivati: uno svilimento della professionalità in termini di responsabilità, di cura e presa in carico del paziente.

Va detto che quella dei medici a gettone è una prassi che si è radicata in quasi tutto il territorio italiano ma che vede il primato nel Friuli Venezia Giulia e nelle Marche dove tutte le strutture sanitarie utilizzano medici in cooperativa.

La Regione Marche, ritenuta un laboratorio per l’attuale Governo, è quindi fra quelle che più fanno ricorso all’esternalizzazione del lavoro medico, mentre i nostri governanti regionali parlano di “riforme epocali”. E meno male, verrebbe da dire.>>

Partito Democratico – Articolo Uno – Nuovi Orizzonti Sanbenedettesi – consigliera Aurora Bottiglieri

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